2012 la fine del Kali Yuga?
Mentre alcuni miei colleghi occupano le piazze nel terrore di non poter più dire la loro, una libertà che comprende, tra le altre cose, di screditare noi appassionati dell’occulto facendo da megafono agli asini raglianti, comunemente conosciuti col nome di scienziati.
Orbene, questi schiavi del padrone e succubi dei demòni tradiscono la loro missione principale, ovvero quella di informare, come diceva Salomone “la gloria di Dio consiste nell’occultare i propri segreti, quella dell’uomo nello svelarli”. Ma non ci occuperemo delle loro sventure, perché già troppa importanza e spazio hanno nel nostro tessuto sociale, bensì parleremo del 2012, della profezia maya, del cambiamento della rotazione terrestre con conseguente cambiamento climatico, oppure dell’enorme pianeta rosso, Nibiru, grande 5 o 6 volte Giove, e del suo impatto giudicato imminente.
Molte informazioni, spesso contraddittorie , vengono messe in un unico calderone al fine di nascondere il messaggio, per renderlo annacquato e per far si che venga deriso dai cacciatori di bufale, e dai presunti razionalisti. Eppure facendo una doverosa scrematura delle fonti, quello che un giornalista serio e con conosce dovrebbe fare, scopriamo che la profezia maya che angustia i più non è nient’altro che un segno di cambiamento d’era e di pelle, una ritrovata coscienza dei mammiferi razionali. La fine come inizio quindi, e non è necessariamente da intendersi in maniera catastrofica, ma bensì l’abbandono del Kali yuga, l’età del dissidio, dell’ignoranza spirituale, per abbracciarne una fertile e prospera.
Non serve un profeta per capire che il crollo è più vicino di quanto non si voglia ammettere. Milioni di persone in Africa, America latina ed Asia muoiono di fame e malattie, l’inquinamento sta già intossicando i frutti della terra, avvelenando l’aria e intorbidendo le acque. Un sistema economico mondiale che crea schiavi ed infelici, affamati ed obesi, ignoranti e cattedratici. Non c’è dunque bisogno del pianeta x, Nibiru o Hercolobus, per profetizzare il collasso.
Sandro Già Gobbo (collaboratore)
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