Il Giornale contro Feltri (e viceversa)
Ahi ahi ahi, mio caro Feltri, l’hai combinata grossa (o almeno così ci vogliono far intendere). In Italia esiste un moai che si divide tra Arcore e Palazzo Grazioli, alla cui guardia c’è tutta un’accozzaglia di lacchè e leccaculo che disperatamente cerca di accaparrarsi le briciole che cadono dal tavolo imbandito del re. Quando qualcuno prova a dire mezza parola contro costui, scattano i pretoriani ed il tintinnar di spadoni. Si sa, il fuoco amico non piace nè a destra nè a manca.
Ma cosa avrebbe detto il caro Feltri, ora diventato direttore onorario di Libero, da far saltare la mosca al naso a quelli del Giornale? In sostanza, che Berlusconi non è adatto a fare il Presidente della Repubblica e forse neppure più il Premier. Con a margine una nota contro le escort a Palazzo.
Feltri smentisce, si difende tramite l’artificio letterario di un’intervista in prima pagina con Belpietro (siparietto da Gatto e la Volpe). Poco convincente a dir la verità dato che fa un notevole elenco di azioni di governo spuntate o dimenticate, che poco prima aveva definito solo “un pezzetto di prezzemolo tra i denti”. Solo questione di estetica insomma. Alla faccia!!
Ma c’era bisogno di crear tanto scalpore, sia da parte degli accusatori che dell’accusato?
Che Feltri abbia detto o meno quelle cose, che siano state malinterpretate o no, a me sembrano affermazioni legittime e su cui ci si può aprire un dibattito. E su cui, in fin dei conti, mi trovo d’accordo. Vi basti questo.
Ma sembra che quando ci si metta al guinzaglio del moai, si debba seguire ciecamente questo totem di pietra anche a costo di finire in fondo all’oceano con lui.
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