Wimbledon 2011, una corona per tre
Tra due giorni comincia l’appuntamento più atteso nel circuito del tennis: Wimbledon. Ovvero quello che gli inglesi, come sempre sobri, chiamano semplicemente The Championships. Ed in effetti del campionato del mondo di tennis su campo erboso si tratta.
Rispetto agli ultimi anni il panorama è cambiato, facendosi ancor più interessante. Ma andiamo per gradi. In principio fu Roger Federer, colui che ereditò il trono lasciato vacante dal mitico Pete Sampras. E Roger mito lo diventò lui stesso, vincendo una valanga di Slam e stabilendo il nuovo record. Il tennis dalla tecnica sopraffina dello svizzero incantava il mondo, e sempre più spesso si sentiva dire che eravamo di fronte al più forte giocatore della storia. Eppure il dubbio rimaneva. Mancava una rivalità degna come lo fu quella tra Sampras e Agassi, per rimanere agli anni 90. Che la grandezza di Federer fosse diretta conseguenza della pochezza degli avversari rimase il dilemma degli esperti. Fino a che non si affacciò nel circuito un ragazzino di 19 anni dalla fisicità prorompente e dai colpi pesantissimi: Rafa Nadal.
Nadal, come tutti gli spagnoli, si fece conoscere come terraiolo doc. Praticamente dall’età di 19 anni ha fatto del Roland Garros in particolare, ma anche degli altri tornei su terra battuta, il suo orticello di casa. Da quel momento in poi sul rosso per Federer non sono rimaste che le briciole. Battuto sistematicamente in finale, è riuscito a far suo lo Slam parigino l’unica volta che il rivale è andato incontro ad una clamorosa eliminazione agli ottavi contro Soderling. Di specialisti il tennis ne ha conosciuto tanti, ma Nadal è diverso. Lui ne rappresenta l’evoluzione. Piano piano cominciò a migliorare su tutte le superfici, anche sull’erba dove Re Roger faceva letteralmente a pezzi gli avversari. E così, dopo un paio di tentativi andati a vuoto, nel 2008 una memorabile finale chiusa 9-7 al quinto set sancì la sconfitta di Federer al cospetto di Nadal sul suo campo preferito. Dà lì cominciò il dominio di Rafa, con un Federer sempre più demotivato, battuto su erba e cemento e demolito sul rosso. Ben presto l’impressione che destava il tennis di Nadal, meno tecnico ma più potente, fece passare l’idea di trovarsi di fronte al tennista moderno per definizione. Prima atleta, e poi giocatore. Ancora una volta, il migliore di sempre. Con soli 25 anni sulle spalle ed anni di dominio di fronte a sè.
Ma la stagione in corso sta cambiando ancora gli scenari. Nel circuito è entrato di prepotenza Novak “Nole” Djokovic, un serbo che ha cominciato a martellare Nadal proprio sul rosso e capace di vincere oltre 40 partite consecutivamente tanto da issarsi a numero 2 del mondo. Rafa, a differenza di Federer, ha sempre fatto della determinazione e della tenuta psicologica il suo punto di forza. Vederlo così in crisi ogni volta che incrociava Nole in finale ha dell’incredibile. Semplicemente ha trovato uno che picchia più di lui.
L’ultimo mese è stato al cardiopalmo. Al Roland Garros le semifinali hanno visto per la prima volta dopo tanti anni le 4 teste di serie arrivare alle semifinali. Fino a quel punto Nadal si è trascinato per forza d’inerzia, ma giocando un tennis appena sufficiente andando spesso in difficoltà anche con tennisti mediocri. Che avesse perso qualche certezza era evidente. Dall’altra parte un Federer versione deluxe sembrava tornato quello di un lustro fa. Djokovic dal canto suo proseguiva la sua marcia trionfale di record in record. Nadal in semifinale si sbarazza abbastanza agevolmente del n. 4 Andy Murray, ottimo tennista ma ancora troppo staccato rispetto ai primi 3. Nell’altra semifinale, Roger sfodera la partita perfetta e dopo un match entusiasmante batte Nole interrompendone la serie. Immaginiamo il sospiro di sollievo di Nadal. E difatti in finale distrugge un Federer che quando incontra lo spagnolo avrebbe bisogno di uno psicanalista a bordo campo. La settimana dopo il torneo lo conferma. Mentre Djokovic si concede una settimana di riposo già programmata, lo svizzero cade in depressione e dà forfait il giorno prima del torneo su erba di Halle, che ha vinto tantissime volte e col quale ha stipulato un ricco contratto di sponsorizzazione. Immaginate come l’abbiano presa i tedeschi. Ufficialmente per prepararsi al meglio per Wimbledon, è più probabile che Roger si sia rifugiato in un monastero zen per trovare il modo di superare la sua paura di Nadal. Lo spagnolo invece è andato al Queen’s, tradizionale torneo londinese di preparazione a Wimbledon, ma ne è uscito con le ossa rotte ai quarti di finale. Problemi di adattamento di inizio stagione su erba dopo mesi passati sul rosso, oppure la conferma che la forma non è più quella di un tempo?
E’ con queste premesse che il mondo guarda con trepidazione ai Championships inglesi, dove questi 3 straordinari atleti ci regaleranno ancora grandi emozioni. Con i riflettori puntati su Nole, a cui basta approdare in finale per essere il nuovo numero 1 del mondo. Ma con Nadal campione uscente, mentre i bookmakers continuano a puntare su Federer.
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