Morire in Afghanistan e sopravvivere su Facebook
Un altro soldato italiano vittima del conflitto in Afghanistan. Questa volta è stata una mina anticarro a decretare la morte di Alessandro Di Lisio, caporalmaggiore e il ferimento di altri tre suo commilitoni.
Questo fatto tragico come al solito darà il via a diversi filoni di discussione. Quelle dei nostri soldati sono missioni di pace o è guerra? Si deve rinnovare il finanziamento alle missioni o no?
Il secondo filone sarà quello che ripeterà quanto era bravo il ragazzo, affabile e sempre disponibile, un angioletto in mimetica. Nessuno vuol mettere in dubbio questi aspetti, magari tutti veri, ma quello di rimarcarli con una retorica e un tono melenso da far cariare i denti comincia a stufare.
Il terzo filone, e questa è una novità dei nostri tempi, del ragazzo tragicamente scomparso si è andati subito a scandagliare la pagina di facebook andando a sbirciare sul profilo e comunicando, come se contasse qualcosa, anche i gruppi ai quali il ragazzo era iscritto. Tra questi spunta anche «Facciamo chiudere il gruppo “picchiamo i cani”» di cui ha ampiamente parlato il collega Lapo Pelosini su moschebianche.
“E’ un eroe di guerra” affermano i genitori. Tempo fa si sarebbe detto che è un morto sul lavoro, era pagato bene e saltare su una mina in Afghanistan è compreso nel prezzo. Qualcuno avrebbe sventolato la bandiera della pace brandendola come una frusta invece non sembra ci sia poi tanto clamore, forse perché l’estrema sinistra è fuori dal parlamento e i pacifisti “pacifinti” sono stati anestetizzati da Obama, che in Afghanistan ha riversato una caterva di militari come mai si era visto nella storia USA dal Vietnam in poi.
Adesso su facebook apriranno il gruppo “aboliamo le mine anticarro” ma credo che a Farah abbiano qualche problema con la linea ADSL e non potranno iscriversi.
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