Se la pianta è marcia…
Giorni fa su moschebianche si è discusso della diffusione di una forma di prostituzione minorile nelle scuole.
Tu mi regali l’Iphone, l’Ipod o un capo di abbigliamento firmato e io in cambio ti sollazzo con una sveltina.
Il fenomeno si è diffuso incredibilmente, probabilmente era già presente in passato, ma assume oggi dei contorni che fanno squillare qualche campanello d’allarme. Sarebbe sbagliato catalogare questo fenomeno come “degrado”.
A compiere questi gesti non sono giovanissimi o giovanissime in ristrettezze economiche o con storie familiari complicate alle spalle e nemmeno con comportamenti legati a problemi di turbe psicologiche come si verificava più spesso in passato.
Penso che il motivo di una tale deriva del senso del pudore e della mercificazione del corpo derivi piuttosto da un passaggio particolare nella catena generazionale nel momento storico attuale.
Il problema va ricercato a monte e in particolare nella formazione dei formatori e nella volgarità dilagante.
Da genitori e insegnati volgari, troppo “amiconi” dei ragazzi che spesso a dispetto delle differenze d’età ne vivono le stesse esperienze e pulsioni e delle volte ahimè le condividono pure, non ci si può aspettare che il frutto sia diverso dalla pianta che lo ha nutrito. E così ci ritroviamo nelle scuole ragazzi e ragazze che hanno come esempio un padre che quando non è in ufficio passa la serata in chat o a fare zapping su siti porno, una madre che ha come unico scopo di vita quello di assottigliare il più possibile la differenza estetica e di abbigliamento con la figlia per ottenere il tanto sospirato “la madre? sembri la sorella!” o un insegnante che si fuma la canna in bagno con gli allievi o una professoressa che approfitta della gita scolastica per portarsi dietro l’amante.
A fallire clamorosamente sono le agenzie educative, senza troppi ricorsi a strampalate teorie psicologiche.
Nessuno vuole esser preso per bacchettone, per censore o intollerante e quindi la sciatta filosofia educativa ereditata dalle ribellioni del ’68 che hanno impregnato nonni, mamme, papà e gli insegnanti di oggi portano i loro frutti, come i bambini di Chernobyl vittime delle radiazioni subite dai loro genitori. Il disprezzo dell’obbedienza, del rispetto e la finta libertà che è più libertinaggio e quindi schiavitù di uno stile di vita difficile da sostenere a lungo mostrano i bubboni sulla pelle della società.
Come è solito in Italia, ma il problema è diffuso un po’ in tutta Europa, si è passati dall’eccessivo rigore degli inizi del secolo che ha fatto molti danni ma ha anche cresciuto le menti migliori del nostro Paese e insegnato loro a vivere in modo civile, al totale lassismo e relativismo che ammorba la società di oggi.
Non ci si deve quindi scandalizzare dal sesso orale in cambio di un ipod quando la mamma fa sesso con il principale in cambio di un aumento o il papà capoufficio si spupazza la segretaria che tanto lo fanno tutti. Mentre ci si indigna per le veline pensando all’esempio che danno alle giovani adolescenti non ci si accorge l’effetto che fa osservare il papà che le sbava dietro o ci si scandalizza per il lettone di Putin quando il proprio figlio sa bene che il padre la stessa identica cosa, vorrebbe farla nel lettino de noantri.
E non bisogna nemmeno sorprendersi del fatto che una volta venute a galla queste cose si continui ancora a schierarsi tra bigotti e trasgressivi senza capire che il problema è molto più semplice e si risolve con l’esempio, ognuno scelga quale e si tenga i risultati.
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