Il peggio del peggio
E’ semplicemente incredibile come un Paese riesca a dare il peggio di sè in pochissimi giorni. Sono talmente tante le diapositive che si accalcano sovrapponendosi, confondendosi, miscelandosi in un osceno amplesso che è davvero difficile per me fare un commento senza dare l’impressione di non voler bene all’Italia, cosa che non è affatto. La morte di Mike Bongiorno, fatto di per sè ineluttabile, comunque rappresenta la fine di un mondo ideale dove la professionalità e la bravura contano qualcosa. E così mentre il corpo del decano si fredda all’obitorio del Principato e la mitica pettinatura finalmente si sfalda, contemporaneamente il red carpet s’infiamma sotto i tacchi di Patrizia D’Addario e Noemi Letizia con i cronisti che impazziscono come bavosi cani idrofobi. Nel mentre Fini si sveglia dal bromuroso torpore in cui era caduto e si accorge che il suo grande progetto politico si è rivelato semplicemente dare in pasto il proprio partito al bulimico Silvio Berlusconi. Il quale, ancora una volta in preda ad una portentosa pulp-erezione degna d’un film di Quentin Tarantini, si incensa da solo come miglior statista della storia italiana. E così spetta all’opposizione ricordargli che c’è chi ha fatto di meglio scomodando il fuoco fatuo di Benito Mussolini. Proprio quel Duce che non amava discutere, mentre il suo figlioccio Gianfranco ora non ama le caserme. Questo miscuglio di puzzo di morte, tappeti rossi e storia polverosa hanno trovato perfetta sintesi in così pochi giri di lancetta. E all’italiano medio non resta che sognare d’esser Elisabetta Canalis, portata via dal bisex Clooney. Voglia d’evadere, figlia del weekend che s’avvicina. Ma il lunedì è lì che ci aspetta, e non possiamo prendere un’Harley e scappare come uno yankee brizzolato qualsiasi. Da questo articolo credo s’intuisca che sono schifato.
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