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Quando si parla di pornografia i più ammiccano, rilanciano con battuttine grevi, non si mostrano mai contrari per non apparire bacchettoni ma nello stesso tempo ostentano un giusto distacco che non li faccia apparire degli erotomani senza controllo.
Di fatto però la pornografia, grazie anche ad Internet, è ormai una presenza fissa in tutte le case dove c’è il PC e anche negli uffici.
Un tempo c’era l’edicola conosciuta da tutti gli adolescenti della zona, quella che metteva in bella mostra riviste e videocassette pornografiche e il ragazzetto si faceva il giretto nelle vetrine, magari quelle sul retro, per vedere quello che non osava comprare.
Poi ci fu il DVD e il videonoleggio 24h su 24, o per chi si accontentava, le pubblicità dei telefoni erotici in qualche improbabile emittente locale.
Ma ora c’è Internet. Niente più anonimato da preservare, niente più occhiolini all’edicolante, giusto il click pronto del mouse per cambiare sulla pagina delle notizie se la moglie entra all’improvviso nello studio o il petulante figliolo ti zompa in braccio per vedere “cosa sta guardando papà” o la mamma si affaccia dall’uscio e sbircia verso la scrivania.
Da una recente indagine di mercato viene fuori che i maggiori introiti della tv via satellite, nel nostro caso Sky, provengono dai programmi zozzi a pagamento, quelli che in modo simpatico e meno impegnativo vengono chiamati “pornazzi” e che in realtà sono dei lungometraggi ad alto tasso pornografico.
Un po’ come per Berlusconi, che nessuno lo vota (ci mancherebbe!) ma vince le elezioni con grande margine e ha il suo consenso alle stelle, anche la pornografia nessuno la guarda (giusto qualche click per sbaglio, qualche pagina sfogliata per curiosità), nessuno la frequenta assiduamente, eppure va fortissimo e se le cronologie dei browser parlassero…
Lungi da me buttarla sul moralismo ma siamo proprio sicuri che, tolta la pratica disgustosa dello scambio di materiale pornografico pedofilo tutto il resto sia tutto sommato accettabile?
La pornografia non ha forse formato nella testa dell’uomo un’immagine di donna perfetta? Snella e dalla pelle lucida, ben dotata e sempre disponibile? E non ha forse inculcato il mito della appetibilità e del successo maschile legato alle dimensioni degli organi genitali?
I film porno, nella migliore delle ipotesi, sono film di fantascienza, solo che se uno è un fan sfegatato di Star Trek è uno sfigato alienato, invece un pornodipendente è un simpatico marpione.
Nessuno poi parla di pornografia legata alla dipendenza, che in altri paesi viene trattata nè più nè meno che come la schiavitù da droghe e alcool, sembra che il problema non si ponga eppure non è uno fenomeno riservato ad adolescenti in piena esplosione ormonale ma ha il suo zoccolo duro tra padri di famiglia, professionisti adulti e in genere uomini che sono tutt’altro che impediti dall’avere relazioni sentimentali e sessuali normali.
Che dire poi del recente caso della fiction su Moana Pozzi che viene trattata sui principali quotidiani con toni che di solito si riservano agli sceneggiati sui santi o personaggi storici.
Moana Pozzi, al di là delle sue performance “artistiche” che fuori da giri di parole potrebbero essere sintetizzate in modo molto efficace, ma non scrivibile qui, descrivendone gli atti o anche solamente scorrendo i titoli dei suoi film, incuteva una tristezza incredibile.
Nelle sue poche apparizioni tv quale messaggio veniva fuori? Gioia di vivere? Coraggio? Un esempio di donna anticonformista? Moana Pozzi, per sua stessa ammissione aveva deciso di non avere figli perché non accettava l’idea che un giorno potessero incappare in uno dei suoi film. Selen, celebre pornoattrice italiana, pur ammettendo che non ha nessun problema a far vedere a suo figlio i suoi capolavori cinematografici come tante sue colleghe in passato ora cerca di rifarsi un’immagine in altri campi dello spettacolo, con scarsi risultati.
Questa è realizzazione? Felicità? Coraggio di vivere?
Per non parlare del dramma AIDS che ogni tanto spunta fuori negli studios USA, l’utilizzo di farmaci e anabolizzanti che distruggono il cuore degli attori, il giro di denaro sporco e lo sfruttamento della prostituzione.
Forse qualcosina in più c’è da riflettere, al pari di fare tanti pensieri su quanti bambini sfruttati hanno sputato sangue per cucire una scarpa Nike ci si potrebbe anche chiedere chi ha perso l’adolescenza o contratto l’AIDS per girare il filmino con cui ci si sollazza la sera sul web.
E poi la lasciassero in pace Moana, lei e la sua povera anima, invece di continuare ad usarla anche da morta, in un rito collettivo che sa di necrofilia.
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