Tengo famiglia

Tengo famiglia

In Italia ci sono un sacco di problemi da risolvere e questa non è una novità. Non mi riferisco al contratto di Travaglio per Annozero, al fatto che nessun giornalista in Italia intervisti la D’Addario, al fatto che Brunetta pensi che i registi siano tutti comunisti e si mangino i soldi, al fatto che Briatore abbia perso ingiustamente il lavoro o che l’allenatore del Genoa dica che quello della Juventus sia un pischellino. Sì sono problemi anche questi e Vespa prima o poi farà una trasmissione su ciascuno di questi magari con la Parietti come opinionista, ma io mi riferisco ai problemi che hanno le persone, quelle vere.
Disoccupazione, precarietà, decadimento dei valori morali, finanziamento della ricerca e scuola pubblica sono problemi affrontati un po’ da tutti i governi, o perlomeno ci si tenta di affrontarli, ma probabilmente da un’angolatura sbagliata.
I problemi legati alla società e al benessere del cittadino, riassunti nel termine welfare da qualche anno a questa parte, dovrebbero essere affontati partendo dalla famiglia. La famiglia come cellula costitutiva della società è una banalità che si legge anche sui libri della scuola elementare eppure nessuno la considera, tanto che questo governo in carica non ha previsto nemmeno un ministero per la famiglia.
Non parliamo qui di famiglia associando aggettivi particolari tipo “naturale” o di “fatto” che pur meriterebbe una riflessione un tantino più seria e disincantata, ma di famiglia come nucleo attorno al quale si dipanano delle relazioni. Insomma il problema sorge quando tu chiedi chi sia la sua famiglia e lui non sa rispondere, ci stiamo arrivando ma per ora rimaniamo sul concetto condiviso di famiglia, quello che la maggior parte dei bambini per fortuna ancora hanno presente.
Il sospetto è invece che sempre di più la politica stia rivolgendo la sua attenzione sul singolo individuo, trascurando chi e cosa interagisce con lui. E’ più facile quindi gestire un ministero delle pari opportunità che preveda la sacrosanta tutela della donna, del minore, dell’omosessuale, dell’immigrato piuttosto che le famiglie nei quali vivono questi e che in alcuni casi sono la cornice e spesso la causa dei disagi.
Da una parte l’irrigidimento delle posizioni in nome di uno sbandierato diritto della “famiglia naturale” esclusivo e chiuso a qualsiasi altro riconoscimento porta ad un allontanamento dalla realtà e dall’altra la voglia sfrenata di allargare il concetto a forme di convivenza che anche l’uomo comune, senza scomodare il costituzionalista, si rende conto essere al di fuorì di ciò che è considerato famiglia nel nostro Paese ne annacqua il significato e il valore.
Quando si parla di famiglia non si può fare il copia-incolla delle leggi vigenti in altri paesi europei, anche qui in nome del “progresso”, semplicemente per il fatto che gli altri paesi non sono l’Italia, dove non solo il cattolicesimo ma in generale la nostra cultura ha portato a una gestione delle relazioni familiari e della società consolidate in modo diverso.
Forzare le tappe evolutive della società per scimmiottare la Spagna non sembra un primo passo utile verso la risoluzione dei problemi, sembra invece più saggio affrontare i singoli temi come la disoccupazione, gli ammortizzatori sociali, l’urgenza abitativa e l’inadeguatezza dei salari con il filtro della famiglia.
Certo se un extraterrestre scendesse oggi sul nostro pianeta in Italia e volesse farsi un’idea della famiglia sarebbe confuso tra un nucleo familiare dove il capo carismatico è Lino Banfi in gioventù avvezzo meno alle lacrime e più alle esplorazioni attraverso i buchi delle serrature o una famiglia che in barba alla crisi e ai problemi continua ogni mattina a intingere i suoi tarallucci nella tazzona piena di latte bella, sorridente e tutta insieme riunita intorno ad un tavolo oppure un clan sgangherato che parla in romanesco tentando di sopire gli slanci ormonali di ragazzotti troppo saggi o troppo scemi per essere veri.
La famiglia è molto più verace, sanguigna, irregolare e il vero ammortizzatore sociale del nostro Paese, basterebbe partire dalla Costituzione Italiana evocata spesso a vanvera o solo quando fa comodo come una Bibbia laica (e spesso laicista):

Art. 29 – La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

Art. 31 – La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

Art. 37 – La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Mi sembrerebbe un buon inizio.

1 commento

comments user
Holly!

scusa come pretendi che il governo si occupi seriamente di famiglia in quanto nucleo o concetto unitario, in quanto SOGGETTO se i suoi maggiori esponenti di famiglie ne hanno minimo minimo 2 ciascuno?

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