Gabanelli, Report e la copertura legale
“quando Mediaset ha cancellato il credito che godeva nei miei confronti mi sono sentito come un paese del terzo mondo“. A parlare così è Vittorio Sgarbi riferendosi alla vicenda lamentata dalla brava Milena Gabanelli in questi giorni, raccontando come la sua piccola trasmissione dei primi anni ’90 sia finita stritolata dalle querele e cause legali, le quali giungevano copiose giorno dopo giorno. Non c’era nessuna polizza per coprire la montagna di spese legali, perché l’accordo era molto semplice e prevedeva che l’azienda si facesse carico del 40% delle spese e per la restante parte provvedesse il querelato, in questo caso Sgarbi.
gli ascolti erano molto alti e i costi di produzione erano ragionevolmente bassi, ma a lungo andare canale 5 dovette sospendere la trasmissione e indirizzare l’inquieto Sgarbi a più miti consigli. “lascia da parte la politica e i giudici, e prova a parlare d’arte“. Sgarbi riprese a parlare di arte, senza i toni incendiari e con argomenti forse troppo alti per una tv commerciale. il risultato fu che gli ascolti crollarono e che la trasmissione decretando la sua naturale fine.
ora la Gabanelli lamenta un fatto piuttosto noto, ed è il vero bavaglio invisibile per chi si vuol cimentare a fare informazione e giornalismo di inchiesta. Non esiste ancora nessuno ad oggi disposto a farsi carico delle spese legali per processi che possono durare anche più di dieci anni. Il momento per la Rai non è dei più semplici, coi dirigenti che vengono tirati per la giacchetta per un Minzolini da una parte e per un Santoro dall’altra, e che anche per questo non sono in grado di prendere di petto la questione, col concreto rischio di vedere la sospensione dell’unica trasmissione d’inchiesta giornalistica
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