Obama for peace
La scelta di Obama come Premio Nobel per la Pace non mi ha contrariato, ma lasciato perplesso sì. Il premio, in tutte le sue declinazioni, l’ho sempre inteso o come un riconoscimento alla carriera oppure ad un risultato strabiliante o di assoluta eccellenza. Barak Obama non rientra in nessuna delle due categorie. La propria carriera presidenziale è appena cominciata, giusto un anno degli otto che con tutta probabilità lo vedranno inquilino della Casa Bianca, mentre di risultati talmente ecclatanti da renderlo un enfant prodige non c’è traccia. Nel campo della Pace avrebbe potuto fare due cose: o vincere la guerra al terrorismo, o riportare le truppe statunitensi sparse in giro per il mondo entro i confini nazionali. Invece non è accaduto nulla di tutto ciò, anzi ha pronunciato una frase sibillina sull’Iran non escludendo nessuna ipotesi sulla querelle con lo Stato rivoluzionario di Ahmadinejad. Guerra inclusa. Cosa che a me non scandalizza, anzi quando ci vuole ci vuole come insegna il nefasto spirito di Monaco, però mal si addice in bocca ad un Premio Nobel della Pace. Staremo a vedere il prosieguo del mandato obamiano, sperando che l’Accademia non abbia messo le mani avanti un po’ troppo presto e che questa investitura figlia del carico di aspettative riposte sulle spalle dello statista più potente del mondo non venga sconfessata. Comunque qualche passo nel segno della pace Obama l’ha fatto davvero, come riporre nel cassetto il progetto dello scudo spaziale che faceva irritare non poco la Russia, ed il cercare l’intesa più ampia possibile sulla questione iraniana coinvolgendo anche cinesi e russi nonchè gli stessi mediorientali. Dopo il periodo di George W. Bush, non è poco.
5 comments