Cu cu, riecco D’Alema
Ed ecco che il compagno Massimo come il Paguro Bernardo trova un’altra conchiglia in cui abitare dato che la sua vecchia era andata a scagliarsi contro il muro che le intercettazioni e le indagini della magistratura avevano eretto contro i “furbetti del quartierino”.
Possiamo immaginare la prima telefonata tra Bersani e D’Alema dopo la nomina a segretario del Pd dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico nell’ultimo governo Prodi.
“Bè Pier Luigi, non mi fai i complimenti per la vittoria?”: “Si Massimo, complimenti, mi congratulo con te”.
Roba da far impazzire un eventuale intercettatore il quale come minimo avrà pensato a uno scambio d’identità o a un embolo.
Eppure per il compagno Massimo questa è la prima vera spallata che riesce a infliggere all’avversario di turno (Franceschini, Rutelli, Marino). Nell’estate del 2005 tentava la scalata alla BNL in concorso con l’amico Giovanni Consorte.
Missione fallita. Nell’estate del 2006 scalava il quirinale, sostenuto da statisti di fama mondiale come Marcello Dell’Utri, Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Paolo Cirino Pomicino, Giuliano Ferrara e Vittorio Feltri.
Missione fallita, i reduci di Stalingrado e coloro che entrarono nel bunker di Hitler nel maggio del ’45 gli hanno preferito Napolitano. Nell’estate del 2007 Max si accingeva a scalare il nascente Partito democratico, direttamente o tramite gli amici del KGB Bersani e Finocchiaro. Ma l’arrivo in parlamento dell’ordinanza del gip Clementina Forleo con le telefonate intercettate tra lui e Consorte l’hanno costretto alla ritirata e alla capitolazione alle truppe di Walter Veltroni che prendeva in mano l’impero del Pd che già allora si estendeva da Lisbona a Mosca.
Il Romano era il solo leader rimasto lontano dalle scalate del 2005, quindi quello di affidargli la leadership del Pd era l’ultima carta per salvare il Botteghino dall’ondata di discredito che stava travolgendo i vertici del partito. Ciò sia ben chiaro, non ha indotto i coinvolti nelle indagini giudiziarie a scolparsi o a contrattaccare magari con qualche bugia (si chiama Pd non PdL), gli ha semplicemente permesso d’accantonarsi dalla scena pubblica e politica per il tempo necessario affinché gli italiani e gli elettori del Pd dimentichino quelle telefonate. Ecco, le hanno dimenticate.
Stavolta quel grande genio di D’Alema ci ha visto giusto. Eppure c’era da aspettarselo, il compagno Massimo ha un intelligenza diabolica che dimostra a ripetizione come colpi di mitragliatrice, come ad esempio quando ha scoperto che Consorte aveva il telefono sotto controllo l’ha subito avvertito, e come lo ha avvertito? Telefonandogli sul cellulare intercettato.
Trema Berlusconi. Il compagno Massimo è tornato, gli italiani dovevano dimenticare e hanno dimenticato. Hanno dimenticato perfino che per cinque anni D’Alema è stato il “portaborse” di Berlusconi, laddove veniva appunto definito dallo statista di Arcore “l’amico Massimo”.
Ora si che infurierà la battaglia contro il cavaliere nero. Bersani ha festeggiato il suo segretariato con diversi litri di birra chiara, bere per dimenticare, per dimenticare chi è davvero il leader del Pd.
Stefano Poma (collaboratore)
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