Flashforward
Sbarca in Italia la nuova serie tv americana che ha fatto sbrodolare anche il nostro ipercritico Aldone Grasso. Come dargli torto. Ormai queste produzioni hanno budget sempre più elevati ed attori di prim’ordine che provengono dal grande schermo, che rendono il prodotto di alta qualità. Gli stessi network televisivi puntano grosso su questo format essendo meno soggetto agli strali della pirateria, a differenza delle pellicole cinematografiche che quando sbarcano sulla tv generalista sono già straold. La nuova serie tv si chiama Flashforward e ribalta il meccanismo vecchio come il cucco ma che ha fatto le fortune del serial cult Lost, ossia il flashback. E le scene iniziali dell’episodio pilota strizzano l’occhio alla creazione di J.J. Abrams, con una situazione caotica che ricorda il mitico risveglio di Jack Shepard sulla spiaggia dell’Isola e la sua folle corsa per riuscire a salvare il maggior numero di vite umane scampate al disastro aereo. Consapevoli di ciò, gli autori di Flashforward hanno infilato in un’inquadratura il cartellone della compagnia aerea Oceanic. Fatto il doveroso omaggio però la serie prosegue con un piglio degno delle prime due stagioni di Lost, certamente le migliori. L’incipit che scatena la storia è intrigante: per ben 2 minuti e 17 secondi tutta l’umanità cade in un sonno apparente, un’enorme svenimento di massa. Durante quello che verrà poi chiamato Blackout, la coscienza di ciascuno verrà proiettata sei mesi nel futuro e per quei fatidici 137 secondi ogni personaggio aprirà una finestra su ciò che sarà. Da quel momento in poi, il destino sembra incombere su tutti e più si cerca di allontanarsi dal possibile futuro visto durante il blackout più la visione sembra avverarsi. La serie ha ritmo a metà tra il thriller e l’investigativo, con protagonista un agente dell’FBI che indagherà per scoprire cosa ha causato il fenomeno e se questo potrebbe ripresentarsi. Speriamo che il punto di forza di questi format, ossia la serialità che rende possibile un racconto ad ampio respiro e dei personaggi ben tratteggiati, poi non si riveli un boomerang come accaduto con Lost che, nomen omen, si è perso nelle mille capriole della trama tirata un po’ troppo per le lunghe.
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