Lo stronzo e lo sfintere
Il Corriere, nel raccontare l’ennesimo “caso Fini”, mette subito le mani avanti: normalmente eviteremmo di scrivere la parola “stronzo”, ma se l’ha fatto Lui… Bella paraculata non c’è che dire, ma essendo noi di MB un organo d’informazione più scafato dell’istituzionale giornalone della RCS, non mi faccio problemi a piazzare il termine fecale già nel titolo affiancato a quello che è il vero problema ovvero i tanti sfinteri della politica che continuamente la fanno fuori dal vaso. Anche ieri, di fronte ad un termine discutibile se utilizzato dalla terza carica dello Stato, si è scatenato il teatrino della politica e gli sfinteri dei portavoce, dei galoppini, degli avvocati con e senza mandato, hanno copiosamente inondato le news di stronzate. Subito Calderoli, tanto a ribadire il celodurismo leghista, ha non tanto sottilmente alluso che il vero stronzo è l’esimio On. Gianfranco Fini reo di illudere le orde barbariche sul fatto che l’Italia sia l’Eldorado. I berlusconiani hanno accolto le tesi di Fini con freddezza, e qualche esponente di secondo piano di AN e FI hanno subito duellato sulla non più recentissima moda del “compagno” Gianfranco di tirare picconate al Governo. L’opposizione ha fatto festa appoggiando come al solito la ormai spina nel fianco di Silvio quando in altre circostanze si sarebbe dimostrata oltremodo bacchettona. Però il tema di maggior rilievo non è la terminologia utilizzata dal Presidente della Camera ma la sostanza, ossia la parziale marcia indietro sulla legge che porta il suo nome assieme al senatur Bossi. Alle capriole politiche di Fini ci siamo tristemente abituati. I giornali dal canto loro hanno subito stigmatizzato il termine, con tanto di paginate di corsivi in stile Accademia della Crusca dove si analizzava per filo e per segno il campo semantico e l’etimologia del termine. Riempitivi, nulla più. Ed infine Matteoli, con la sua audace teoria: Fini non parlava ad un consesso di scienziati ma in una borgata romana. Come dire, si è adeguato alla platea. Ignorando forse che i fiumi di merda che ci ammorbano non provengono dal Testaccio o dal Parioli, ma direttamente da Piazza Montecitorio e dintorni.
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