Briganti allo sbaraglio
Ogni tempo e ogni luogo, si sa, ha i propri briganti. Se durante uno spostamento in massa di indigeni verso altri territori, o se durante un occupazione esterna, qualcuno viene a darvi che non cè stato brigantaggio, diffidate o delle sue informazioni, o della sua buona fede. L’occasione fa l’uomo ladro, sempre. Abbiamo visto quello che anch’oggi accade, come in quel dell’Aquila, dove gli sciacalli hanno sottratto a quella povera gente gli ultimi ricordi di una vita serena. Ma non esistono solo sciacalli di basso borgo, potrebbe venirci in mente Hermann Goring, maresciallo del Reich, che durante l’occupazione tedesca di Parigi passeggiava all’interno del museo del Louvre per prelevare tutto ciò che più gli garbava. La sua villa, e vari uffici del Reich divennero pinacoteche. Ma veniamo al nocciolo e a ciò di cui vorrei parlare: il Risorgimento italiano. Esso non avvenne, come invece ci viene stupidamente predicato dai servi della storia “scritta dai padroni”, per volontà del popolo, esso avvenne come movimento intellettuale e politico di una minoranza, che, in mano a Cavour e alla sua diplomazia, concluse la campagna di conquista del Regno di Piemonte. Il nostro “Padre della Patria”, subito dopo l’unificazione morì (tre mesi dopo), e con lui anche le sue idee di Stato. Il piemontese volle uno Stato federale, composto da Nord, Centro e Sud. E così Garibaldi, e così Mazzini. Massimo D’Azeglio, che pubblicamente diceva “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”, in privato scriveva che “unirsi con i napoletani è come giocare con un lebbroso”. Eppure senza la Carboneria nata nel napoletano, che poi si trasformò in Massoneria, certi intrallazzi unitari non sarebbero stati possibili. La Carboneria nacque come Loggia “deviata”, una specie di P2 d’inizio ottocento. E il suo Licio Gelli non fu come comunemente si crede Mazzini, ma bensì il vecchio giacobino di scuola francese Buonarroti, che però la concepiva più come arma di lotta sociale che di lotta politica e di liberazione nazionale. Fu proprio per queste sue idee che Mazzini fondò la “Giovine Italia”, non figlia, ma nipote della massoneria, già allora, invisibile al popolo. Di quel popolo che ai cosiddetti “plebisciti” di annessione ne potè votare, per censo, solo il 2 percento. È stato questo il grande entusiasmo popolare di cui vi parlano a scuola quando vi spiegano l’Unità d’Italia, e che tra due anni, diventerà messaggio di bombordamento per i suoi 150 anni, dove qualcuno di nostra conoscenza, magari per tacciarsi di patriottismo dato che ci saranno le elezioni, dira d’essere uno dei mille che partì da Quarto con Garibaldi, vi do un indizio, il suo cognome comincia per B. Di certo non la vollero le banche meridionali, le quali vennero saccheggiate in favore del nuovo Stato unitario. Di certo non la vollero i latifondisti, dato che ormai è appurato che il latifondo baronale sia stato smantellato, con requisizioni, a favore di nuovi latifondisti, i quali poterono acquistare appezzamenti di terra a un prezzo molto inferiore rispetto al reale valore. Dato che ci insegnano che tutti vollero l’Unità, dovrebbero anche spiegarci per quale motivo, allora, il neo Regno d’Italia applicò una vera e propria dittatura militare nel Sud, impiegando l’esercito come se fosse contro un nemico esterno, in guerra. Ve lo spiegherò io. Questo perché le forze regolari non riuscivano a contenere la ribellione delle popolazioni meridionali contro l’annessione forzata. Intere popolazioni meridionali vennero segregate, torturate, poste a una spietata repressione militare, la quale secondo i calcoli più attendibili (i documenti sono andati distrutti) fece 150.000 vittime. Soldati crocefissi alle porte delle chiese, donne incinte stuprate e squartate, uccisioni di bambini. È strazziante la storia della popolana incinta di otto mesi che per essersi rifiutata di svelare la cassa, le fu aperta la pancia con un coltello da caccia ed estratto il bambino. Morirono così: lei sulla sedia, e il bimbo sul tavolo, ancora uniti dal cordone. La popolazione considerava questi briganti come gli eroi coraggiosi che si battevano contro l’invasore. Il brigantaggio, oltre che essere sostenuto dai Borboni in esilio, era sostenuto anche dal clero, e, non sarebbe terminato, senza l’annessione al regno dello Stato della Chiesa, sostenitrice dei briganti. Quindi l’Italia è stata fatta male, ma è stata fatta nell’unico modo possibile, e cioè con le armi, non con plebisciti popolari, come invece i nostri simpatici “padroni” vorrebbero farci credere.
Stefano Poma (collaboratore)
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