Il paese dei vizi di forma
La cosa pare grave ma non ancora seria. Mi riferisco al caos creato per la mancata iscrizione alle liste della Polverini e di Formigoni. Dopo i primi mugugni e lo stupore nel constatare con quanta leggerezza il Pdl si sia approcciato alla questione, è impossibile evitare di fare qualche riflessione, cercando magari di andare al di là degli steccati politici.
Le prime reazioni sono state di stupore appunto. Il partito azienda è probabilmente rimasto vittima della sua pachidermica struttura, inceppata dal classico granellino di sabbia capace di fermare la gioiosa macchina da voti. Che ciò sia dovuto a mancanza di entusiasmo per la causa, ad una lotta tra faide di berlusconiani e finiani, o che sia frutto della puntigliosa battaglia per la “legalità” dei radicali, impegnati a cercare codici e cavilli da autentici azzeccagarbugli della politica, poco cambia. Oppure, e questa è l’ipotesi più fantasiosa, un eccesso di zelo da parte della magistratura, in questo caso cinica ed un tantino bara come il destino.
Sia come sia, per un vizio di forma si rischia di privare ad una fetta consistente di elettori, giustificando questa operazione come una battaglia di legalità. Pur non dipingendo i quadri foschi fatti questa mattina da Giampaolo Pansa, il quale prevede tensioni e scontri di piazza se questa decisione venisse confermata, e nemmeno sposando il termine golpe come fatto dal blogger Mario Adinolfi in questo interessante post, c’è il rischio davvero che per scavalcare una legge spesso illogica e applicata senza il necessario buon senso, si rischi di creare dal nulla un pasticciato decreto per superare l’empasse.
L’Italia e gli elettori si meritano di meglio
1 commento