I laziali non vogliono lo psicologo
E’ una notizia che nel circuito radiofonico capitolino ha fatto scalpore e provocato non poche polemiche: i giocatori della Lazio hanno rifiutato lo psicologo imposto dalla Società dopo solo un giorno di “cura”. Capitan Rocchi a nome della squadra ha diramato un comunicato dove a muso duro si afferma che non c’è alcun bisogno di un aiuto esterno, i giocatori son capacissimi di risollevarsi da soli. Evidentemente l’ambiente laziale, anche al suo interno, continua a non rendersi conto della situazione in cui si trova. Ci si continua a ripetere praticamente da novembre che i biancocelesti hanno valori importanti e che la posizione pericolante in classifica è frutto del caso, di episodi, assolutamente temporanea. Siamo alle viste della Pasqua, mancano una decina di partite alla fine del campionato e la situazione è più precaria che mai. La B non è più un’ipotesi di scuola. Eppure in tanti sembrano continuare a non credere al pericolo, come fosse solo uno scherzetto di Halloween. Dopo i mugugni per la decisione di andare in ritiro, arriva la cacciata dello psicologo. Evidentemente una scelta mal digerita da chi ancora si culla dei due titoli conquistati nel 2009, la Coppa Italia e l’illusoria Supercoppa di Pechino. O forse le barricate nascondono l’evidente ignoranza e l’ostracismo di una categoria (i calciatori) che non hanno mai fatto del QI il proprio punto di forza? Con un sorriso ricordo invece le gare a scuola per andare dallo psicologo, l’ultima moda evidentemente. Tutti a millantare chissà quali problemi, a dispetto dell’evidente culo nella nutella. Una gara al vittimismo che finiva sul lettino solo per farsi notare, sentirsi speciali per 5 minuti. Ma è probabile che i giocatori della Lazio a scuola non ci siano mai andati.
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