I divi del Tg1
Maria Luisa Busi, bionda e avvenente conduttrice del Tg1, definita la “pasionaria”, termine ormai abusato e inflazionato negli ultimi tempi, si era già contraddistinta per aver preso le distanze dalla direzione della sua testata giornalistica in occasione di una contestazione a L’Aquila, quando un gruppo di protesta telecomandato l’ha accolta al grido di “scodinzolini, scodinzolini”.
Ora la ex di Sposini ha deciso di non condurre più il tg della rete ammiraglia Rai perché in aperto dissenso con il direttore Augusto Minzolini. Le sue “dimissioni” sono state esplicitate in una lettera appesa nella bacheca di redazione, bacheca già nota anche perché accolse le recenti proteste di un altro volto storico della testata, Tiziana Ferrario.
Maria Luisa Busi ha fatto un’operazione che va a vantaggio della sua professionalità , sarebbe stato infatti deprimente e ipocrita prestare il proprio volto e sorriso ad un telegiornale del quale non si riconosce nemmeno una parola… o forse no?
Al di là del merito su cui è facile schierarsi visto che come al solito c’è di mezzo il pro o contro Berlusconi e la solita solfa della “schiena dritta” qualcuno ha riflettuto sul ruolo del conduttore di tg?
La Busi ha fatto l’esempio di un autore in un giornale che si tira indietro quando non riconosce la linea editoriale ma nel suo caso era forse lei che scriveva i testi che leggeva? In poche parole la Busi si è dimessa solo da conduttrice o anche dalla redazione del tg1 o meglio ancora dalla Rai? Perché fa una certa differenza.
“Non presto più il mio volto a questo tg” non vuol dire molto in questo senso anzi suscita una risposta quasi obbligata “e chi ti dice che il tuo volto è indispensabile? Un’altra che legge si trova!”
Forse questi conduttori dei tg dovrebbero ruotare più spesso perché dopo qualche anno il ruolo di mezzobusto comincia a dare un po’ alla testa e si diventa divi del teleschermo.
Se non fosse che in Italia parlare di Rai in termini di servizio pubblico rende ridicoli, verrebbe da porsi qualche domanda circa i compensi milionari a spese di chi paga il canone o il protagonismo di alcuni giornalisti che dovrebbero semplicemente svolgere il compito a loro affidato, se vogliono far soldi e successo d’immagine, che è più che legittimo, dovrebbero invece rivolgersi a luoghi più consoni rispetto alle reti pubbliche.
Per quanto riguarda il merito della questione, che alcuni menti illuminate si accorgano solo ora che c’è Minzolini, che la Rai è lottizzata e sotto scacco della politica, farebbe veramente ridere i polli se non confidassimo nella malafede dei protagonisti.
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