Ancora sul Crocifisso
Sono un cattolico praticante, prego ogni giorno, cerco di vivere nel mio posto di lavoro e nella società tenendo sempre presente un modello di giudizio e comportamento in linea con il mio credo ma devo fare outing: non ricordo di aver mai volto lo sguardo al crocifisso appeso nell’aula scolastica.
Su questo pronunciamento della Corte Europea si sono espressi in molti, politici e giornalisti illustri che hanno portato il proprio contributo sulla vicenda. C’è da dire che obiettivamente, anche gli anticlericali accaniti e gli atei critici convengono sul fatto che questa sentenza, con quelle motivazioni e con l’aggiunta di una richiesta di risarcimento per danni morali è ridicola.
Le motivazioni però sono diverse e dipendono ovviamente dalla sensibilità e dai convincimenti di ognuno, c’è chi parla di Costituzione (Gelmini) ma è falso perché nella Costituzione non si parla di crocifissi nei luoghi pubblici, c’è chi parla di tradizione (Bersani) ma è una visione un po’ riduttiva che richiama alla memoria altre tradizioni culturali che non hanno rappresentazione negli uffici pubblici oppure invoca il concetto del “lasciamo perdere tanto non se ne fa nulla perché non si è obbligati a far corrispondere un’azione alla sentenza” (G. Ferrara) che è un modo molto pragmatico ma troppo semplice per affrontare la questione.
Lascio da parte le motivazioni degli esponenti della Chiesa Cattolica che hanno la loro valenza ma poco appeal in chi non crede in Dio e tantomeno nella Chiesa vedendola solo come un apparato.
Qualcuno dice che la figura di Gesù Cristo in fondo è presente in tutte le religioni monoteiste (Travaglio) ma dimentica che qui non si parla semplicemente di Gesù Cristo ma di Gesù Cristo in croce che non è affatto riconosciuto da tutti o mostra i muscoli: “prima che si tolga il crocifisso possono pure morire” (La Russa).
Tornando alla mia esperienza personale inizialmente mi sono posto di fronte a questa sentenza un po’ nell’atteggiamento descritto da Ferrara, molto pragmatico, per poi riflettere sul fatto che in fondo quel crocifisso già oggi non è presente in tutte le aule e soprattutto passa inosservato. Quasi quasi, visto quello che accade nelle aule delle scuole italiane sembra anche brutto che assista a certi scempi, insomma nessuno appende il crocifisso a casa propria nel bagno.
Forse andrebbe tolto sul serio per preservarlo, per rispetto.
Il problema reale invece è cosa rappresenta oggi il crocifisso per noi perché il crocifisso è presente non solo nelle aule ma anche nel cruscotto delle auto con la stessa funzione di cinture di sicurezza e airbag, è presente tempestato di brillanti in un ciondolo da tenere in mezzo alle tette siliconate, tatuato sul corpo in compagnia di draghi, spade e pistole, sulle pareti nelle case dei camorristi e ai crocicchi delle strade di campagna dove si appartano i clienti con le prostitute.
Il problema non è tanto se il crocifisso ci deve essere o no, quanto il fatto che il crocifisso sia diventato un accessorio di abbigliamento, un arredo o un amuleto contro gli incidenti stradali.
Travaglio riesce anche quando parla di Crocifisso a metterci in mezzo Berlusconi rendendo vana la sua riflessione circa il valore che può assumere la testimonianza umana di un personaggio che ha predicato la coerenza, il bene per il prossimo e la pace ma il problema è che nessuno ne parla e non è sufficiente appendere il crocifisso perchè da esso si propaghino questi principi.
Allora bisogna toglierlo perché tanto nessuno ne parla? Beh, si potrebbe cominciare a rispettarlo dove c’è, a chiedersi perché non c’è dove non c’è e a non usarlo per imbastire polemiche sterili.
Naturalmente il tutto non è un problema del Crocifisso, lui sta lì, fermo dove l’hanno messo e non protesta, si accontenta di essere scandalo per gli uomini e la società ancora oggi dopo più di duemila anni.
La signora italo-finlandese che ha presentato la denuncia e a quanto pare ottenuto il via libera al risarcimento approfitti ora per chiedere di togliere l’offensiva croce che turba i suoi figli anche dalla bandiera del suo Paese.
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