B.
Per i suoi adulatori lui è Silvio.
Silvio ci manchi. Meno male che Silvio c’è. Silvio di qua, Silvio di là.
Per i suoi detrattori lui è B.
Al massimo Silvio B.
Per costoro il non cognominarlo mai è segno di dissenso totale, barricadero, di odio senza confini.
È grazie a questo atteggiamento partigiano, oltre che a statuette e cavalletti volanti, che Lui ci ha costruito l’epica del Partito dell’Amore, contrapposto al Partito dell’Odio. Cosa che solo al pensarla, qualche decennio fa, avrebbe fatto ridere il più scafato degli osservatori politici.
Oggi no.
Ma cosa ci risulta più insopportabile? Quel confidenziale Silvio che in intimità si trasforma in Papi, o quella B puntata che trasuda disprezzo e superiorità morale? Un punto a far da barriera, come un enorme preservativo da srotolare su quel cognome infettante, untore di malattie veneree contratte durante sfrenati bunga bunga.
Sinceramente mi sono venute a noia entrambe le fazioni.
1 commento