Bavaglio a internet?
Dopo l’aggressione a Berlusconi la stampa ha riscoperto il bullismo della rete, i gruppi di facebook che inneggiano la morte di questo o quel personaggio, la deriva incontrollata di quella comunemente chiamata come istigazione a delinquere.
Nel corso della trasmissione Matrix il ministro Maroni ha illustrato i suoi propositi per arginare il fenomeno, ovvero un ddl che consenta al magistrato di turno di intervenire ed applicare il codice civile anche nel mondo virtuale di internet. Quindi non proprio un vago “oscuriamo i siti violenti” ed introdurre nuovi reati per il web come da più parti si è letto, ma di applicare quelle già vigenti.
il tentativo sembra utopistico e di difficile applicazione, anche se ritengo comunque apprezzabile il tentativo di responsabilizzare l’utenza ad un uso civile del mezzo, anche perché la libertà di espressione non contempla certo la libertà di insulto o del cattivo gusto.
Altra cosa che non convince della proposta di Maroni è fornire un ulteriore mezzo di discrezionalità e potere alla già zoppicante magistratura italiana. Già prevedo migliaia di fascicoli aperti a capocchia in basi ad insulti veri o presunti, iniziative scherzose e goliardiche scambiate per atti violenti, magistrati zelanti che fanno a gara per compiacere questo o quel politico, delatori pronti a segnalare eventuali reati di lesa maestà.
Ed allora come difendersi dai nuovi cretini del web? il primo passo sarebbe quello di non fare pubblicità ad iniziative farneticanti solo per poter confezionare un bel pezzo di denuncia. E visto che chi si iscrive ad un social network è disposto a rinunciare a parte della propria privacy, allora è bene che possa rispondere delle proprie azioni, magari iniziando a venire esclusi dai concorsi pubblici e da incarichi politici ed amministrativi in caso di comprovata istigazione. Praticamente l’emarginazione sociale del frustato da web
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