Bombardieri senza bombe
In questi giorni, dopo la tremenda notizia della morte dei nostri quattro soldati in Afghanistan, si discuterà se mettere o no le bombe sui bombardieri. Discussione paradossale, come decidere se mettere le graffette nella graffettatrice. I bombardieri senza bombe italiani in Afghanistan scendono a bassa quota e al massimo della cattiveria smitragliano. In compenso possono essere agevolmente colpiti anche con una pistola ad elastici.
Solito discorso all’italiana. La guerra che viene chiamata missione di peacekeeping, altro modo per dire che si sta andando a farsi sparare addosso.
Quello di cercare le vie di mezzo per aggraziarsi da una parte l’opinione pubblica sensibile ai temi della pace a tutti i costi e dall’altra le velleità muscolari di chi gode al solo vedere le mimetiche pensavamo fosse scomparsa con il declino della democrazia cristiana invece non è così.
Si deve discutere, mettendoci la faccia, non se usare i bombardieri per finta o sul serio ma se il nostro contingente in Afghanistan deve rimanere o no, non è nemmeno più utile rimuginare sul fatto che sia stato giusto intervenire perché fa parte del passato e non è un discorso utile.
Se si deciderà che il nostro contingente dovrà rimanere e continuare la sua missione allora si faccia chiarezza, si carichino le bombe sui bombardieri e se serve le si usi, si diano blindati degni di questo nome ai nostri soldati e non li si mandi a sminare con le infradito o a scortare convogli con i superliquidator e l’avvertimento: “mi raccomando sparate solo se iniziano loro perché altrimenti non è mantenimento della pace ma guerra”.
Capitolo a parte meriterebbe tutta la retorica da parte dei falchi e delle colombe che ad ogni morte di un soldato che tale è, né mercenario né eroe, comincia a far sudare gli occhi sull’onda dell’emozione patriottica che in Italia esiste solo in queste occasioni.
Dall’inizio del conflitto in Afghanistan i soldati stranieri morti sul campo sono stati oltre 2000 di cui 31 italiani (1,55% rispetto al totale), con tutto il rispetto per le vittime (sono loro i primi a minimizzare sul loro essere eroi) sarebbe anche ora di ridimensionare tutta la prosopopea sulle vittime di un lavoro che è sporco e pericoloso ma pur sempre un lavoro.
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