D’Alema sbrocca a Ballarò
Qualche tempo fa assistemmo ad una clamorosa “sbroccata” di Travaglio ad AnnoZero, quando venne rintuzzato da Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e Maurizio Belpietro, direttore di Libero, circa le sue frequentazioni un po’ equivoche in un passato nemmeno troppo lontano. L’ambiente si scaldò talmente tanto che ci furono degli strascichi a mezzo stampa anche tra i sodali Santoro e Travaglio e anche in quella occasione la star del giornalismo del Fatto Quotidiano fece una magra figura persino al cospetto del suo mentore.
Stasera (martedì 4 maggio) invece è stata la volta di Massimo D’Alema che, incalzato dal condirettore del Giornale Alessandro Sallusti si infiamma fino a pronunciare, testualmente, queste parole: “Vada a farsi fottere. Lei è un bugiardo e un mascalzone. Pagato per fare il difensore d’ufficio del governo”.
Dove sono finite la flemma e il sorrisino sarcastico del baffetto più corrosivo della sinistra? Dove è finita la pacatezza al vetriolo dell’uomo che nei confronti televisivi difficilmente si fa cogliere in fallo?
Perché il presidente del Copasir abbia sbottato in questo modo così scomposto è strano, Sallusti deve aver toccato un argomento tabù o peggio un nervo scoperto.
Si parlava del caso attuale, quello del ministro Scajola dimissionario per una presunta corruzione ed evasione fiscale in campo immobiliare, insomma per un caso che nella migliore delle ipotesi è un grosso pasticcio. Scajola comunque si è dimesso da non indagato e questo giova ricordarlo.
Bene, Sallusti ad arte, quasi sicuramente certo di toccare un punto sensibile del sistema nervoso del Baffetto, ha ricordato la vicenda che ha visto protagonista D’Alema diversi anni fa in campo immobiliare. Sì perché l’ex premier, ministro e illustre personaggio della nostra storia politica repubblicana venne beccato, nell’ambito di un inchiesta che negli anni 90 venne definta “affittopoli” ad abitare in affitto in case di enti previdenziali pagando l’equo canone salvo scorrazzare per i mari in barca a vela.
D’Alema a questo punto ha eruttato come il vulcano islandese che ha bloccato i cieli europei. Per due minuti a Ballarò sembrava che avesse fatto irruzione una squadra swat armata fino ai denti e sono volate parole grosse come quelle riportate in questo articolo e anche uno scambio “simpatico” che la dice tutta sul fatto che tra i due protagonisti fosse in atto una bella lotta in quanto ad acidità e sarcasmo.
Sallusti: “lei ha dovuto lasciare la casa dell’ente che aveva in affitto”
D’Alema: “È stato fatto un accostamento che non c’entra nulla. Io ero in affitto, non ero né ministro né capo di governo, ero in un ente previdenziale pubblico e pagavo l’equo canone previsto dalla legge. Quando uscì la questione che i politici non potevano restare, e io non pagavo con i soldi che mi dava uno speculatore amico mio, io la lasciai. Io ebbi gratuitamente la sensibilità di lasciare la casa”. Sallusti: “Anche Scajola ha lasciato il suo posto senza essere indagato”.
D’Alema: “Lei è un bugiardo e un mascalzone. È pagato per venire qui a fare il difensore d’ufficio del governo. Le daranno un premio, le manderanno qualche signorina”
Sallusti: “Le signorine le usavano i suoi uomini in Puglia per corrompere”
D’Alema: “No, le signorine andavano dal suo presidente del Consiglio e datore di lavoro”
e così discorrendo.
Floris per calmare le acque ha mandato in onda un servizio e al ritorno D’Alema si è scusato per avere alzato la voce ma la missione da parte di Sallusti era già perfettamente riuscita, quella di fare uscire dai gangheri il supponente Baffetto.
L’impressione generale è che D’Alema soffra un po’ la sua lenta e costante emarginazione all’interno del PD soprattutto dopo il caso Vendola che ha spodestato il suo candidato alle primarie in Puglia e le continue accuse non infondate di essere sceso a patti in passato con Berlusconi, strali provenienti non solo dai “compagni” ma anche dalla base .
Dall’altra parte era prevedibile che si sarebbe tentato di spostare l’attenzione su altro rispetto al colpo preso dal governo con il caso Scajola.
L’aspetto evidente dell’attuale dibattito politico è che lo scontro si sta sempre più spostando dalla politica al “giornalismo politico” con inevitabili storture da una parte e una prova tangibile, nei giorni in cui viene pubblicata per l’ennesima volta la farsesca classifica sulla libertà di stampa che ci vedrebbe arrancare in non lusinghiere posizioni, che la libertà di esprimere le proprie opinioni esiste eccome, nei giornali, nella tv pubblica e anche al cospetto di chi il potere politico lo incarna sul serio.
10 comments