De horroris notitiae
Dunque, dove eravamo rimasti. Eravamo rimasti allo zio orco, assassino e necrofilo abusare della quindicenne Sarah per coglierne ancora il tepore della carne, infine trasportarla seco e buttarla in un pozzo artesiano protetto da fratte. Eravamo rimasti alla cugina Sabrina, che piangente chiedeva la giusta pena per il padre, salvo poi essere prelevata, incarcerata ed indagata. Un susseguirsi di eventi, cambiamenti di deposizioni e sopratutto un fitto bombardamento mezzo stampa, che allo scrivente ha provocato una pericolosa elefantiasi scrotale.
Ogni battuta degli indagati o delle persone informate sui fatti è meritevole di una battuta d’agenzia, di un commento, di una inviata che intervista un paesano che strabuzza gli occhi e asserisce che mai si sarebbe aspettato una cosa simile, delle puntuale analisi dei vari crepet, melluzzi, moretti, della presenza della criminologa-playmate Bruzzone.
Infine il garage dove si presume sia stato consumato il delitto. L’aria malsana è quella del tugurio, il breve declivio che termina in una pozza di buio è quello del mattatoio. L’infezione è partita da li ed ha raggiunto le televisioni come una massmediale peste camusiana, e solo con una pira salvifica o lo spegnimento del mezzo televisivo la guarigione sarà possibile
Rupert P. Fritzvaldt (collaboratore)
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