Fine della pacchia spagnola?
Potrebbe chiudersi l’Era dell’Oro per la Liga spagnola. Il Governo Zapatero ha proposto l’abolizione delle agevolazioni fiscali per i lavoratori stranieri che arrivano in Spagna, precisamente per quelli che guadagnano cifre decisamente consistenti. La norma, studiata per attirare i cervelli, consentiva per 5 anni di usufruire di un’aliquota agevolata al 23% sull’equivalente della nostra IRE (ex IRPEF). Studiata così, ha avuto l’effetto di attirare più piedi che materia grigia rendendo il campionato spagnolo un paradiso fiscale dove migrare al più presto. Ne sanno qualcosa un po’ tutti i campionati europei concorrenti che hanno visto i propri campioni fare il diavolo a quattro per giocare nel Real Madrid e Barcellona, adducendo al blasone di queste ultime ma nascondendo la loro reale ambizione: esser ricoperti d’oro ancor più di quel che Moratti, Berlusconi, Abramovich & Co. già facevano. Anche perchè il Milan non ha certo blasone inferiore al Real, e l’Inter al Barcellona, per non parlare del Manchester United o del Bayern Monaco. Per fare un confronto, in Italia l’aliquota più alta è del 43% mentre in Inghilterra addirittura sfiora il 50%. Una vera e propria concorrenza sleale. Ora la Spagna vive una crisi senza precedenti, il miracolo iberico sembra essersi spento ben presto e il tasso di disoccupazione si avvicina pericolosamente al 20%. Urgono correttivi, sia concreti che di facciata. Tra questi l’evitare la pacchia ai già straricchi calciatori, per giunta non indigeni, è il primo passo. Ovviamente le squadre più ricche (Real e Barça in testa) protestano, tirandosi dietro l’Associazione Calciatori che promette addirittura uno sciopero di Liga e Prima Divisione (la nostra serie B). Peccato che la riforma sia ben vista dai giocatori spagnoli (Raul per primo) così come dall’opinione pubblica. Lo sciopero potrebbe dimostrarsi solo un bluff da parte di un’Associazione che non fa gli interessi dei propri iscritti ma soltanto quella dei presidenti più potenti. I riflessi sul calcio nostrano saranno due: meno calciatori imbizzarriti per trasferirsi nella terra delle corride, e un Galliani che non ci romperà più le ciliegie con uno dei suoi refrain preferiti (la famosa “fiscalità spagnola”) e che dovrà trovare nuovi alibi per essere a distanza siderale dall’Inter dopo 11 giornate di campionato.
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