Gradisca Presidente
Non è un compito semplice scrivere una recensione su un libro come questo, c’è sempre il rischio di etichettarlo come una opera confezionata in fretta e furia per battere il ferro finché è caldo ed a cavalcare il personaggio del momento, per quanto ora leggermente appannato e inesorabilmente destinato ad essere accantonato e dimenticato.
Non basta quindi lo strillone “l’escort più famosa del mondo”, e nemmeno l’involontariamente comica prefazione di Maddalena Tulanti, la quale dipinge la D’Addario come una eroina femminile, paragonandola ad una improbabile versione al femminile del Russel Crowe nel gladiatore. Come prevedibile l’unica parte interessante del libello sono giusto le quindici di pagine che descrivono elegantemente la copula del nostro primo ministro con la D’Addario, messe poco strategicamente all’inizio del libro anziché sistemarle come botto finale dopo un tedioso racconto biografico. Perché finire il libro è stato come andare subito al dunque con una donna e successivamente doversi sorbire una torrenziale confessione post-coito.
Non mancano le difficoltà familiari con una infanzia poco serena, un padre manesco, donnaiolo e assente, una mamma succube, le violenze psicologiche e non subite dalle suore, un fratello suicida, un casolare da ristrutturare diventato una autentica ossessione, il suo percorso artistico come illusionista e artista, la gravidanza e la fuga negli States ed infine la sua vera vocazione da escort. Perché di vocazione e non semplice mercimonio si tratta.
Nonostante il suo passato infelice Patrizia si rimbocca le maniche e la gonna, fermamente intenzionata a costruire e sanare il casolare pagato da suo papà con un prezzo fuori mercato. Conosce gli uomini sbagliati, che la illudono, la tradiscono, la usano ed infine non la amano. Uno di questi arriverà persino a picchiarla per farla prostituire, poco importa se anche dopo il suo arresto, dovuto grazie a delle registrazioni, Patrizia si diletterà ancora e con profitto nel mestiere più antico del mondo. Botte o no aveva trovato la sua vocazione.
Il libro chiaramente è molto auto-indulgente per la condotta morale della D’Addario, ma non potrebbe essere altrimenti. Tuttavia, a parte la prefazione già accennata non c’è spazio per l’agiografia seppur, con una certa ridondanza, Patrizia sottolinea le sue sventure da novella fiammiferaia. Ella infatti si descrive così, per quanto sia difficile immaginarla ingenua, sprovveduta e soprattutto vittima.
A parte la notte di sesso con Berlusconi il libro non aggiunge niente di memorabile o che non si sapesse già, non viene mai detto se il primo ministro sapesse che lei fosse una escort, o se la sua candidatura fosse legata alla sua notte di passione. A tal proposito viene solo citata un ramo della famiglia Matarrese, un cognome che a Bari muove qualsiasi foglia. Esistono vite degne d’esser vissute, personaggi di spessore e fatti importanti da raccontare, e siamo consci che il libro della D’Addario non rientra in nessuno di questi casi. Infatti, con buona pace della Tulanti, si tratta solo della storia di una escort che per una estate ha giocato a fare la Mata Hari.
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