Hunger Games

Hunger Games

È atteso per il 2012, ma per Hunger Games si parla già di successo annunciato, di grandi incassi, di vendite dei libri rilanciate grazie al traino del film, proprio come è avvenuto per Twilight.
l’autrice della trilogia di fantascienza Suzanne Collins si sfrega già le mani, visto che in America i suoi libri hanno ricevuto critiche molto positive, non manca nemmeno lo strillone in copertina dell’immancabile Stephen King, diventato negli anni una collaudata macchina da complimenti.

la trama è piuttosto semplice. Ci troviamo in un nord america rivoluzionato non si sa bene da cosa, se guerre, carestia, povertà o eventi climatici devastanti, fatto sta che lo stato di Panem viene gestito da Capitol City in maniera tirannica, e così i cittadini dei 12 distretti sono costretti a produrre materie prime per la capitale e a vivere tra gli stenti.
A causa di una rivolta dei distretti, sedata col sangue, vengono indetti annualmente gli Hunger Games, ovvero vengono prelevati due tributi, un maschio ed una femmina, dell’età compresa tra i 12 e i 18, e fatti combattere in una enorme arena naturale dove a vincere e a rimanere in vita sarà solo uno. Di più non sappiamo, e le informazioni sono così scarne che l’autrice non rischia mai di scivolare nell’infodump.

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sono sporca di sangue e terra, ma so il fatto mio

L’originalità non è il punto di forza della storia, a memoria mi vengono in mente l’uomo in fuga e la lunga marcia di King, che in un certo senso anticipavano il sadismo del reality show, oppure il giapponese battle royale, che per struttura lo ricorda maggiormente.

Appare subito chiaro che l’intenzione della Collins è quella di offrire uno scenario decisamente abbozzato solo per muovere le proprie pedine, e per non togliere luce alla protagonista katniss. Non c’è quindi nessuna intenzione di descrivere la civiltà distopica del futuro, che rimane sempre sullo sfondo.

La sedicenne Katniss narra in prima persona la sua personale odissea negli hunger games, e già questa è una scelta che già di per sé toglie parecchia suspence alla storia. perché se è vero che è più facile per il lettore il processo di immedesimazione con la protagonista, di contro abbiamo già la certezza che essa uscirà viva dall’arena.

Come Stephanie Meyer, l’autrice della famosa saga vampirica, anche la Collins eccede nel melodramma e nel sentimentalismo, pur senza mai toccare le vette da harmony della collega. Quindi stonano, e parecchio, le azioni altruiste e le alleanze dei concorrenti quando, visto il contesto mors tua vita mea, sarebbe lecito aspettarsi brutalità e miseria. Troviamo così concorrenti che fino al momento prima erano autentiche macchine da guerra scoprirsi riconoscenti e graziare il nemico oppure, una volta aver immobilizzata e resa inerme la protagonista, si scoprono improvvisamente logorroici e vanesi, rendendo così possibile la via di fuga. Mi hanno ricordato le macchinazioni del Joker nei confronti di Batman, così lente, contorte e macchinose, che sembrano studiate appositamente per permettere all’eroe di farla franca. Il Joker ha però l’attenuante di essere folle.

Nonostante le psicologie poco verosimili Hunger Games risulta essere una lettura molto scorrevole, con una prosa mai troppo ricercata e con descrizioni piuttosto brevi e secche quando non del tutto assenti; ma è anche un romanzo “furbo” studiato probabilmente fin dalla prima stesura per trarne un film, e che punta ad un target adolescenziale sia per l’età dei protagonisti che per le tematiche.
Anche qua c’è un amore irrisolto che rimane sospeso, un quasi triangolo amoroso che occupa i pensieri della protagonista, quasi da mettere in secondo piano il naturale istinto di sopravvivenza. Se Federico Moccia avesse scritto “il signore delle Mosche” forse avremmo avuto probabilmente qualcosa di simile ad Hunger Games.
È chiaro che quelli che sembrano dei difetti per un lettore smaliziato siano più verosimilmente scelte ben precise, destinate a decretarne il sicuro successo su larga scale. Rimane il mistero di come un romanzo di genere, pur confezionato discretamente, abbia ricevuto una pressoché unanime pioggia di consensi.

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