Il broncio di Lion Hard

Il broncio di Lion Hard

Ci siamo. Sembrava che nulla al mondo potesse increspare quel sorriso intriso d’ottimismo e gioia di vivere, un sorridere alla vita più che alle telecamere. Gli occhi sinceri sul viso da modello, bello come il sole che bacia la spiaggia di Rio. Una bella persona, a detta di chi lo conosce bene e di chi lo conosce meno. Preoccupo solo di sifonarsi per benino Anna Billo di Sky e nient’altro. Ma ora anche per il candido Leonardo è tempo di schiaffoni, e dopo il primo sonoro menato sul campo dallo scozzese di ferro Sir Ferguson è arrivato a stretto giro di posta quello forse ben più doloroso del patron Berlusconi. E stavolta il mister ha accusato il colpo, ed in uno scatto misto d’orgoglio e sottomissione ha messo il broncio.

Facciamo un po’ di cronaca. E noto a tutti che il Milan, dopo un avvio stentato, aveva ritrovato gioco e risultati grazie ad un’alchimia tattica audace che si narra farina del sacco di mister Leo. Per il brasiliano sembrava aprirsi un futuro roseo, diametralmente opposto all’incubo vissuto dall’altro esordiente su panchina di lusso Ciro Ferrara. Poi arrivò il cattivo tenente Josè Mourinho, che con due pere (e fanno sei contando anche quelle dell’andata) ha riportato sulla terra il Diavolo. Che poi è sprofondato con un altro paio di risultati negativi ed una eliminazione in Coppa Italia. La Champions da sempre terreno di rivalsa dei rossoneri stavolta ha trovato il passo sbarrato da Rooney & Company, e così il presidente di tutto Silvio Berlusconi per la prima volta ha alzato il tiro verso il pupillo Leonardo, accusandolo di avere a disposizione una squadra più che vincente ma di farla giocare male. Già Silvio, che ti succede? Sembrano lontani anni luce i racconti di Arrigo Sacchi sul “Progetto” e sulla fiducia incondizionata datagli dal patron e sul rinnovo contrattuale anche quando dopo un girone d’andata disastroso la figura del romagnolo pareva in bilico. Come andò a finire poi è storia, con una bacheca dei trofei che ha raddoppiato la capienza. Ma quello era un Berlusconi senza politica e processi, ed il lettone di Putin con relative baldracche ancora lontane. Questo Berlusconi è un Anzianotti che gioca ancora a fare il miglior primo ministro di sempre, e sembra che del calcio interessi meno. Oltretutto in Leonardo non sembra trovare il morbido faccione di Ancelotti capace di beccare rimbrotti in diretta televisiva e porgere l’altra guancia. Leo preferisce mostrarsi piccato, e ricordare che basta una parola per togliere il disturbo rinunciando a oneri ed onori, contratto compreso. Per tornare serenamente, tutto d’un pezzo, a passo di samba, tra le cosce della Billò. Chissà che non sia proprio questo l’elemento che ha incrinato il rapporto, ripensando a che tipo di cosce è abituato Berlusconi. Altro che bel gioco, qui forse si tratta d’altro tipo di gioca-jouer.

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