Il super procuratore galattico Stefano Palazzi
Roberto Beccantini è uno juventilogo un po’ particolare. Ha tutto lo charme e nobiltà sabauda ma unito allo stile censorio e moraleggiante da novello savonarola. Nel periodo più caldo di calciopoli sono stati molti articoli di Beccantini a provocare insospettabili rosori e bruciori di stomaco ai tifosi juventini, sicuri che acquistando la stampa avrebbero trovato un ombrello per ripararsi dagli schizzi di guano che piovevano un po’ da ogni dove. La sua è una ferma condanna morale del personaggio Moggi, che a suo dire prescinde qualsiasi esito dei vari processi sportivi e penali. Proprio per questo molti lo definiranno “lo juventino col cilicio”
Questa premessa è necessaria per capire la recente polemica lanciata dal Bec nei confronti di Stefano Palazzi, il procuratore federale che nel calcio italiano stabilisce condanne, multe, penalizzazioni in classifica, stabilisce se sia il caso stadi a porte chiuse per razzismo, oppure si limita ad archiviare faldoni senza far scattare nessun procedimento. Secondo i malfidenti ed i maligni applica la legge verso i nemici e la interpreta per gli amici, proprio come dice un detto dell’immortale Gramsci.
Una figura del nostro calcio tutt’altro che marginale, che negli ultimi tre anni ha avuto un ruolo talmente determinante da ribaltare i verdetti del campo.
Ora veniamo al caso specifico: l’11 aprile 2008, il procuratore federale Stefano Palazzi deferì alla Disciplinare il direttore sportivo della Juventus, Alessio Secco, e l’ex vicepresidente del club bianconero, Roberto Bettega, “per aver partecipato alla trattativa di mercato relativa al calciatore Criscito con il signor Enrico Preziosi, soggetto inibito in via definiva dalla giustizia sportiva”. Beccantini a questo punto chiede sulla Stampa di Torino perché non abbia usato lo stesso metro con Massimo Moratti per le operazioni Thiago Motta e Milito.
la risposta al telefono non si è fatta attendere, anche se in verità piuttosto fumosa, imbarazzata ed imbrazzante:
“Dottore , comprendo l’esigenza di dover far fronte alla curiosità dei lettori. Nello stesso tempo, mi permetto di osservare che anche notizie apparentemente simili vanno vagliate in profondità perché, lei capirà, non tutto quello che è, sembra; e non tutto quello che sembra, è. Mi scuso, dunque, se non posso proseguire in quel processo deduttivo e intellettivo che, immagino, lei vorrebbe che portassi a termine. Lei mi capisce, vero… ?”.
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