Immigrazione: diritti e doveri
Prendendo spunto da un’ottima puntata di Crash , trasmissione della Rai che tratta i temi dell’immigrazione, dove venivano esposti i problemi delle donne immigrate nel nostro paese, emerge una condizione importante, spesso gli immigrati non sono a conoscenza delle leggi e delle regole in vigore in Italia.
Il non conoscere le nostre leggi dipende dal non riuscire a parlare efficacemente la nostra lingua, e da usi, tradizioni e costumi che non consentono alle donne di informarsi e di capire, con l’aggravante che spesso sono costrette da mariti, padri o fratelli a non uscire di casa.
Questa mancanza di informazione porta ad esempio al fenomeno delle spose bambine nelle comunità Rom, spesso addirittura rapite per costringerle a sposarsi appena adolescenti, cosa vietata dalla legge italiana , che prevede la maggiore età dei coniugi, oltre al fatto che il consumare il rapporto tra i coniugi, vista l’età della moglie, equivale a un rapporto pedofilo.
Altro problema è il ruolo della donna nella famiglia musulmana, dove è ammessa la poligamia e dove la donna è sottomessa al marito, che generalmente la costringe in casa impedendole di uscire da sola e di parlare con estranei, spesso malmenandola.
Problemi simili per le donne rumene che invece sono costrette a lavorare e a portare i soldi a casa, mentre molto di frequente il marito non lavora, si ubriaca e le picchia.
Oppure ancora le donne centro-africane costrette dalle tradizioni locali all’infibulazione (l’asportazione del clitoride, considerato impuro, per diminuire le pulsioni sessuali, cosa che provoca malattie e complicanze, specie in seguito al parto)
Tutto cio’ sarebbe evitabile se gli immigrati e le immigrate, conoscessero le nostre leggi, che oltre a imporre dei doveri , gli riconoscono dei diritti.
Il rispettare le nostre leggi, portebbe ad una maggiore integrazione, un po’ come avviene nel Regno Unito, dove la multietnicità è nel DNA di una città come Londra, dove gli immigrati seguono le leggi del posto come gli inglesi nativi.
D’altronde anche gli italiani nel passato sono stati migranti, ragione per cui non è corretto chiudere indiscriminatamente le frontiere, ma hanno rispettato le leggi e le regole dei paesi dove migravano, ed è corretto che chi è ospitato nel nostro paese faccia altrettanto.
Sarebbe d’uopo una sorta di assistente sociale, che sia al corrente della storia e delle condizioni di vita di tutti gli immigrati e che abbia il potere di poter imporre che si rispettino le leggi italiane, che obblighi gli stranieri a seguire dei corsi di italiano e di educazione civica, che valutasse le condizioni di vita dell’immigrato (ad esempio il vivere in un’abitazione decorosa o l’assenza di violenze domestiche) , che obblighi i minori , qualora non lo facciano di già , a frequentare le scuole dell’obbligo, anche a costo di togliere il permesso di soggiorno a chi non si adegua.
Anche il rilascio del permesso di soggiorno potrebbe essere subordinato al parere positivo di questo assistente sociale per l’integrazione degli immigrati, così che ci si assicuri che l’immigrato conosca diritti, doveri e lingua e che non commetta , consapevolmente o inconsapevolmente, reati, adeguandosi a leggi e costumi locali ed eliminando i contrasti con la popolazione natìa.
Una corretta integrazione d’altronde dipende tantissimo dal rispetto delle leggi, ed è corretto aiutare gli immigrati ad integrarsi rispettando queste leggi e allo stesso tempo è corretto avere la mano ferma per dissuadere chi non le vuole rispettare, che equivale al non volersi integrare, adducendo come scuse costumi, religione o usi del paese di provenienza: se cio non è permesso a un italiano natìo, non deve essere permesso a un immigrato che voglia stare nel nostro paese.
Se poi rinuciare a questi costumi o usi fuori legge in Italia fosse così importante, evidentemente è bene che l’immigrato rimanga a vivere in un paese dove è permesso.
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