La collezione di figurine di Repubblica

La collezione di figurine di Repubblica

Oh, la libertà di stampa! L’articolo 21 della nostra Costituzione si occupa di questa delicata materia aprendo con l’affermazione perentoria “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” e, dopo altre indicazioni, chiudendo con una frase un po’ più generica “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Ora tre interessanti personaggi lanciano un appello a tutela della libertà di stampa, si chiamano Franco Cordero (grande giurista e scrittore italiano noto per i suoi editoriali contro Berlusconi, le sue illuminanti ospitate ad AnnoZero e ha il merito di aver coniato il termine Caimano per il Premier ispirando il film di Moretti), Stefano Rodotà (noto laicista, già presidente della commissione per la tutela della privacy, inizialmente radicale e poi passato al partito comunista e candidato nelle liste della Sinistra Indipendente) e infine Gustavo Zagrebelsky (altro grande giurista di fama, noto per portare avanti una corrente di pensiero anticoncordataria, laicità dello Stato e lotta contro gli Atei devoti sono i punti forti dei suoi interventi nel dibattito politico e culturale dalle pagine di Repubblica e la Stampa).
Chi vuole leggere il loro appello può farlo sulle pagine del sito web di Repubblica. Quello che mi fa un po’ sorridere e che l’allarme è stato lanciato in seguito alla querela del Premier nei confronti del quotidiano di Scalfari.
La querela o meglio (e più correttamente) richiesta di risarcimento danni è stato un errore grossolano ma non nel merito quanto nell’opportunità politica di passare ancora una volta come censore (come puntualmente sta accadendo).
Nel merito un presidente del Consiglio che si rivolge alla magistratura ordinaria, in sede di processo civile, per districare una vicenda di presunte calunnie e insulti alla sua persona può essere definito un dittatore? In Italia tutti scrivono di tutto e di tutti come gli pare e piace, non c’è libertà di stampa? Ma non si starà un tantino esagerando?
Va bene che il quotidiano diretto da Ezio Mauro conduca la sua personale battaglia contro un presidente che ritiene dannoso per l’Italia, è più che legittimo, ma che a questo si accodino tutta una lista delle solite persone illustri e famose fa un po’ ridere. E Repubblica colleziona le sue figurine pubblicando ogni giorno sul suo sito i nomi di chi firma come se questo potesse rendere ancor più valide le proprie ragioni: Abbado, Accardo, Eco, Fo, Benigni, John Turturro… ma secondo loro ci meraviglia che questi personaggi schierati da tempo abbiano firmato?
Sembra di assistere alle raccolte di firme su Facebook, o alle petizioni online che servono solo a fare un po’ di pubblicità a chi se ne fa promotore.
So già che questo articolo verrà considerato schierato e di parte ma mi piacerebbe che qualcuno argomentasse anche perché fino ad ora nessuno ancora ha risposto ad una domanda che mi pongo su questa vicenda e non l’hanno fatto mai nemmeno i diretti interessati in alcuni dibattiti tv ai quali ho assistito: di che cosa ha paura Repubblica? Di una richiesta di risarcimento danni? Beh se ha paura che i giudici diano ragione a Berlusconi vuol dire che ha la coscienza sporca o ha poca fiducia sui magistrati, se invece è convinta di essere nel giusto perché tanto clamore? Se anche John Turturro e Franca Rame la pensano come loro mi sembra ovvio che abbiano ragione!
Saranno i magistrati quindi a relegare il premier al ruolo di censore, illiberale e permaloso uomo politico che (secondo loro) merita di ricoprire.

1 commento

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Brian Boitano

ma basilico turturro?

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