La società dei bamboccioni
Il termine “bamboccione” salì alla ribalta qualche anno fa con un certo seguito di stampa e televisione, venne coniato dall’allora ministro del governo Prodi Padoa Schioppa e si riferiva al giovane adulto che, nonostante l’età matura, continua a vivere da parassita in casa dei genitori senza nessuna parvenza di raggiungere l’emancipazione.
Il termine è forte e ovviamente suscitò un certo scalpore anche perché anche al solo pronunciarlo si capisce che l’accezione non è positiva. Il ministro non diceva il falso, anzi il quadro che si veniva delineando nelle discussioni che scaturirono da quelle dichiarazioni rappresentava una situazione della società e dei giovani italiani decisamente critica rispetto anche ai coetanei di altri paesi europei.
La critica al ministro non era da ricercare tanto nella distorsione della realtà ma nella mancanza di sensibilità per chi soffre di questa situazione, essendo di fatto “bamboccione”, in età di “farsi una famiglia” e ancora a casa dei genitori.
Insomma non tutti i bamboccioni lo sono per scelta.
A distanza di anni le cose non sono cambiate anzi, con la psicosi della crisi (che esiste ma non è come la dipingono) sono forse peggiorate.
E’ lecito chiedere a chi ci governa da Roma ma anche a chi amministra le nostre Regioni e i nostri comuni di degnare di uno sguardo la situazione sociale delle proprie città e in particolare di intraprendere un cammino serio di riforma a livello abitativo.
Sì perché chi decide di fare il grande passo, quello che scavalca lo zerbino di casa di mamma per acquistare casa deve innanzitutto decidere se comprare o andare in affitto.
Nel primo caso l’impresa è ardua, tra mutui e prezzi delle abitazioni decisamente alti a meno di accontentarsi di un monolocale dove il bordo del water confina con lo sportello del frigorifero, si finisce per prendere veramente coscienza di quanto si è piccoli e dipendenti da altri. Prima dai genitori, dopo dalle banche.
Nel secondo caso i canoni di affitto quasi equivalgono alla rata del mutuo con l’aggravante che i soldi ogni mese escono e la casa non rimane di tua proprietà ma con il vantaggio di poter cambiare e di non avere un legame di 30 anni con chi ti ha prestato i soldi.
Insomma, si fa presto a dire “bamboccioni”, in realtà si esce dalla condizione di mantenuti solo a patto di trovare la giusta equazione dove i termini prima e dopo l’uguale sono possibilità economica, scaltrezza, coraggio e la provvidenza per chi ci crede.
Commento all'articolo