L’Accademia delle Libertà

L’Accademia delle Libertà

Di falsari delle opere del grande Pablo Picasso ne è pieno il mondo, ma quelli più esperti fanno parte dell’Accademia delle Libertà. Basta infatti guardare il G8 a L’Aquila: una Guernica ben riprodotta.

C’è proprio tutto, dalle macerie alla disperazione della gente. L’ultima pennellata è stata data giusto qualche giorno fa con l’arresto di 21 studenti

disposto a seguito dei “disordini” avvenuti in occasione del G8 delle Università, tenutosi a Torino nel maggio scorso. Un avvenimento da notiziare in modo assolutamente strategico. E così è stato. Ciò che in particolare colpisce di tutta la vicenda è il tempismo, pressoché perfetto: è quantomeno anomalo, infatti, che i partecipanti ad una manifestazione tenutasi circa un mese e mezzo fa (19 maggio) vengano individuati e arrestati appena due giorni prima del G8 vero e proprio. Con ciò si dovrebbe o dubitare delle capacità tecniche della DIGOS che, pur avendo a disposizione un nutrito archivio di immagini e filmati, impiega quasi 50 giorni ad individuare i “facinorosi” (a dispetto della necessità ed urgenza che hanno giustificato l’emanazione di un decreto legge per risolvere l’emergenza sicurezza), oppure – ed è assai più probabile – bisogna nutrire delle riserve circa la buona fede del nostro Ministro dell’Interno. Come al solito, infatti, il padano suonatore di hammond, nonché ministro, non esita a prendere una frotta di piccioni con una fava (checché lui ne dica). Nell’ordine: tenta di intimidire l’Onda (che, al contrario, ora pare piuttosto avvelenata) sperando che se ne stia buona durante il triduo dei colletti bianchi; distoglie l’attenzione dalle ragioni per cui è nato il movimento studentesco (tutelando la bontà dell’operato della sua Collega all’Istruzione); distrae l’opinione pubblica dai motivi che spingono i manifestanti a protestare durante il G8; infine, e non meno importante, ha già pronta una buona “scusa” per eventuali rappresaglie repressive da parte di chi dirige le forze dell’ordine. Con ciò, ovviamente, non si vuol difendere chi scende violentemente in piazza ma si vuole solo evitare di stare al gioco di chi vede come un fastidio il nostro sacrosanto diritto di manifestare, tra l’altro garantito dalla Costituzione (se questa può ancora valer qualcosa).

Il gioco ormai funziona bene. Vi partecipano smaniosamente soprattutto i giornali e i TG: così, il sempre garbato mezzobusto del Tg1, Paolo Di Giannantonio, nell’introdurre il servizio sulle “contestazioni”, prima colpisce il cerchio, quando parla di “sporadiche azioni di protesta da parte di alcuni gruppuscoli”, poi la botte, dicendo che “la tecnica è quella di iniziative isolate e non violente.” A seguire, un servizio in cui vengono sapientemente mescolati l’Onda, i No global, gli anarchici, Greenpeace e gli attivisti generici. Tutte uguali: tutte entità rumorose, che creano disordine, e quindi sbagliate, perciò da reprimere. E non gli si vada poi a dire che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, altrimenti potrebbero pensare di essere loro (quelli del Tg) la parte lesa.

Faithrich Echòl (collaboratore)

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