L’Islam a scuola, per 60 minuti (scarsi)
Perdonate il virgolettato, a cui non sono avvezzo e non gradisco per primo, ma stavolta è necessario:
<<L’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base all’articolo 9 del Concordato, in quanto essa è parte integranÂte della nostra storia e della nostra cultura. Pertanto, la conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una convivenza più consapevole e responsabile. Non si configura, quindi, come una catecheÂsi confessionale, ma come una disciplina culÂturale nel quadro delle finalità della scuola. Non mi pare che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e riconoÂsciuta motivazione.>>
Parola di Bagnasco. Su questo argomento mi può star bene tutto ma non che si bluffi. Mi piacerebbe che la Chiesa parlasse pane al pane e vino al vino (e scusate la metafora eucaristica), e che quindi murasse le ambizioni islamiche con le stesse motivazioni con cui verrebbe stoppato l’insegnamento cristiano in un Paese arabo. Avrebbe più senso, nell’ottica della religione così deliziosamente faziosa ed intrisa d’irrazionalità . Ma richiamarsi alla cultura, addirittura al Concordato con tanto di citazione d’articolo proprio no. Non siamo a Forum, caro Monsignore. Le nostre scuole dovrebbero essere per missione e direi persino per necessità multiculturali. Non possiamo studiare l’Impero Romano, abbarbicati alla vecchia concezione che solamente le terre calpestate dalle legioni rosso porpora fossero il mondo civilizzato, ed ignorare che contemporaneamente ad i nostri Cesari altri straordinari Imperi esistevano – non meno magniloquenti ed intrisi di diritto, arte, ordine ed immortalità . Con debita proporzione ovviamente, ma la scuola dovrebbe portare avanti l’idea che la cultura non ha confini stimolando contemporaneamente la visione d’insieme così come la visione particolare, non solo nazionale ma anche regionalistica. L’oscurantismo spero sia passato di moda. Invece riproporlo in salsa pseudo-culturale diventa un’arma a doppio taglio e rinfocola stravaganti ambizioni come quella Leghista con le sue scuole padane. In quest’ottica l’ora di religione dovrebbe essere un qualcosa che si avvicina più alla Filosofia Religiosa, dando conto di tutte le confessioni esistenti e calcando la mano soprattutto sugli aspetti comuni a tutte le fedi, quei valori positivi che dovrebbero innalzare l’umanità intera. Arroccarsi nella cultura e nel Concordato per giustificare una specie di catechesi – diritto acquisito dal Vaticano qui in Italia – non sta bene. Anzi a dirla tutta taglierei la testa al toro ed eliminerei l’ora di religione a scuola, visto il tema prettamente morale e che andrebbe inglobato in un discorso educativo di esclusivo monopolio familiare e di certo non deciso da programmi ministeriali. Mentre uscirei dall’equivoco che quando si vuole la religione è una cultura (concetto molto laico), mentre altre volte è una fede da accettare e non discutere. Quindi no all’Islam a scuola, no al Confucianesimo, no al Cristianesimo. O un’ora di religione intesa come elemento fondamentale per capire l’uomo dai suoi albori fino ad oggi, oppure che ciascuno insegni a proprio figlio la religione che vuole a casa sua e se vuole con la collaborazione delle Istituzioni Religiose ma senza togliere un’ora preziosa che potrebbe essere dedicata alla matematica.
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