L’Italia ha detto sì
Stavolta gli italiani hanno le idee chiare e si pronunciano inequivocabilmente contro nucleare, gestione privata dell’acqua, legittimo impedimento. Risultato non contestabile, dato il raggiungimento del quorum ed il plebiscito per l’abrogazione che supera il 50% degli italiani per ciascun Sì.
E’ un dato che non mi stupisce, e che avvalora un pensiero che ho da tempo. L’istituto del referendum non è morto, è semplicemente spesso abusato. Quando si portano alla ribalta temi di nicchia, o puramente di principio, il cittadino italiano si forma un’opinione ma non ritiene di doversi scomodare per esprimerla con un voto. E’ il caso della fecondazione assistita su cui ciascuno di noi può essersi fatto un’idea, ma che riguarda da vicino solo una piccola fetta di popolazione. E gli esempi sono tanti, praticamente quasi tutti i referendum degli ultimi 16 anni.
Ben diverso è quando il tema ci tocca da vicino, ha a che fare con la quotidianità, ci si può fare una domanda semplice ed altrettanto semplicemente ci si può dare una risposta. Gli italiani vogliono il nucleare? La risposta è no. Ribadita a vent’anni di distanza, a scanso di equivoci. Nessuno vuole una centrale dietro casa, o avere una discarica di scorie radioattive fuori città. E poco importa che le centrali possano essere solo 4 o 5 in tutto il Paese. Sulla loro ubicazione c’è sempre stata una cortina fumogena per non scontentare nessuno prima ancora di cominciare, col risultato inverso di vedersi realizzare una immaginaria lotteria col timore dell’italiano medio che ad uscire possa essere proprio il suo bussolotto.
Per l’acqua in mano ai privati, evidentemente non ci si fida dei tanti avventurieri che scorrazzano nella nostra penisola soprattutto su un bene primario di questo tipo. Meglio il pachiderma pubblico, inefficiente ma pur sempre affidabile agli occhi dei cittadini.
Su temi così generali, l’italiano dice la sua eccome. Su questioni troppo specialistiche o di nicchia è bene che la politica non se ne lavi le mani lasciando all’istituto del referendum la patata bollente. Devono essere gli esperti ad occuparsene, non il pinco pallino qualsiasi. Che oltretutto, essendo ignorante ma non stupido, ammette la sua inadeguatezza non andando a votare. A suo modo, un gesto di responsabilità civile anche questo.
L’unico campanello d’allarme per il Governo suona per la sonora bocciatura del legittimo impedimento. Una bocciatura per Berlusconi e per le sue vicende giudiziarie. Su cui probabilmente non c’è un giudizio di colpevolezza, ma semplicemente la forte richiesta di occuparsi di più dei problemi del Paese e meno dei problemi personali. A prescindere da ogni presunta o millantata persecuzione. L’elettore di centrodestra e leghista è indulgente e garantista, ma è stanco di girare intorno ai processi del Premier. Il segnale è chiaro: che si faccia processare, e nel mentre che il Governo e l’intero centrodestra faccia uno scatto in avanti. Con o senza Berlusconi.
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