Maradona il sopravvalutato
Toglier l’alone del mito ad uno come Diego Armando Maradona, che mito lo è per davvero, non è facile. Ma quella polverina dorata che ricopre il Pibe e tutti i discorsi che si fanno su di lui rischia di distorcere quel che Maradona ha fatto nella sua carriera. Lo spunto arriva come al solito da Arrigo Sacchi, mai banale seppur eccentrico nelle sue esposizioni; all’ennesimo citare Diego come il giocatore perfetto che porta alla vittoria qualunque squadra in cui gioca l’ex ct si sente di mettere i puntini sulle i: cosa ha vinto il Napoli di Maradona in 7 anni? Una Coppa UEFA. Stop. Rendimento gravemente insufficiente per una squadra sottovalutata che poteva annoverare tra le sue fila campioni di fama internazionale tanto quanto il suo Milan. Le idee sacchiane le conosciamo tutti, la professionalità e la disciplina prima di tutto. Certo Sacchi dimentica che Maradona ha vinto più scudetti (due) del suo Milan (uno), ma è anche vero che eccellere in Europa è tutt’altra cosa (l’Inter odierna ne sa qualcosa). E quel Milan compì un’impresa ancora insuperata: dominare il mondo per un biennio, coniugando vittorie a bel gioco. Nel mentre il Napoli del miglior giocatore del mondo faceva magre figure nella Coppa dei Campioni, quando ancora aveva un senso chiamarla con questo nome. Il dibattito è aperto. Ma se si considera il Maradona post-calcio giocato, allora le idee sono molto più chiare. Ovunque il Pibe de Oro abbia posato le mani, ha fatto solo disastri. Ultimo esempio, la sua amata Argentina. Dopo l’umiliazione del 6-1 in terra di Bolivia è arrivata la scoppola dell’1-3 casalingo dal Brasile di Dunga, Kakà e O’Fabuloso. Ora la Selecion rischia grosso, si trova quarta nel suo girone tallonata da Colombia ed Equador e potrebbe non qualificarsi per Sud Africa 2010. Come possa una squadra che ha tra le sue fila giocatori come Milito, Samuel, Zanetti, Veron e soprattutto il grandissimo Leo Messi ridursi così, superata da nazionali come quella cilena ha dell’incredibile. O forse semplicemente bisogna riconoscere che gli argentini sono una patria generosa, che per salvare un uomo allo sbando sono disposti a subire il disastro sportivo. Forse è meglio così, la vita d’un sol uomo vale 10.000 coppe del mondo. O no?
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