Osserva(e ascolta)tore Romano

Allevi è quel giovane pianista ipertricotico con una chioma da far invidia a Branduardi, un po’ stralunato nel parlare e strambo nel vestire che piace tanto ai giovani.
Compone dei pezzi al pianoforte e non canta, quindi il suo successo legato solo a brani acustici già colonne sonore di spot e film è una novità nel panorama musicale soprattutto per i giovani che sembrano averlo accolto di buon grado. In tempo di Lady GaGa, Bob Sinclair e giovani dementi in furgoncino che cantano Con te partirò non è una cattiva notizia.
Allevi non lo stiamo scoprendo adesso è presente nel panorama musicale da parecchio tempo e non è nemmeno un giovincello essendo nato nel 1969.
Un anno fa è uscito il suo quinto album dove per la prima volta non suona da solo ma accompagnato da un’orchestra sinfonica.
Allevi però non piace a tutti. I puristi della musica classica storcono il naso e criticano, aspramente. Il pianista viene accusato di “sporcare” la nobile arte e lui si difende dicendo che tutti i grandi sono stati criticati agli inizi dai “maestri” del loro tempo che avevano a cuore la conservazione dello stile.
Allora perchè se questo musicista lo conoscono tutti, non ha un album di prossima uscita e da tempo ci sono in giro le critiche dei “puristi” gli dedico un articolo?
Perchè ai critici illustri di Giovanni Allevi, critici nel senso negativo del termine, si aggiunge anche una voce insolita: l’Osservatore Romano.
L’Osservatore Romano, organo stampa ufficiale della Santa Sede contro Giovanni Allevi? Che avrà fatto il pianista? Avrà bestemmiato durante un concerto? I suoi dischi ascoltati al contrario contengono messaggi satanici? Ha suonato in chiesa con l’organo Highway To Hell degli AC/DC?
Niente di tutto questo, fondamentalmente per motivi legati alla musica e non diversi da quelli citati in precedenza.
Ci vanno giù duro: “Giovanni Allevi non è affatto ‘strambo’, è costruito con una cura assoluta ed è la rappresentazione oleografica del compositore, così come se l’aspetta chi non ha molta consuetudine con le sale da concerto: genio, sregolatezza, aria da eterno bambino, tutto talento e niente regole, non curanza per i guadagni. E’ un po’ come gli spaghetti alla bolognese serviti nei ristoranti del centro con le fotografie appese fuori: in realtà non esistono, non propongono un esempio di antico manicaretto rivisto in chiave industriale, ma replicano all’infinito la visione di una cucina italiana da cartolina venduta sui depliant delle agenzie turistiche. In un Paese come l’Italia – dove c’è chi, come Alessandro Baricco, arriva a scrivere e dirigere film per spiegare che Beethoven è sopravvalutato – è abbastanza frequente che si cada nel tranello dell’artista svagato”.
Perchè tanto astio nei confronti del musicista con le dita sui tasti e la testa fra le nuvole?
Ricordo che anche per Bocelli quando abbandonò il terreno pop per incursioni nella lirica qualcuno arricciò il naso quindi non mi sorprende che avvenga per Allevi. L’Osservatore Romano da parte sua fa bene a trattare nel suo giornale anche temi che esulano dall’ambito strettamente religioso ma non esageri con le critiche, ancor più se non sono costruttive perché nelle nostre chiese, alla faccia della purezza del canto, si sentono canzoncine da gridar vendetta al cospetto di Dio.
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