Parlami d’amore

Parlami d’amore

Porcaccia miseria. Questa volta la lepre lanciata dalle colonne del giornale di B., dal meno famoso dei Signorini, non ha attirato a se quei cani da corsa che (quasi) sempre era riuscita a portarsi dietro, come la coda della stella cometa dei Re Magi. Questa volta pare che il presunto video ripreso dalle telecamere di sorveglianza della sede di Forza Nuova, nel quale è inciso un rapporto sessuale tra Alessandra Mussolini e Roberto Fiore, non abbia avuto l’afflato della piazza che gli amici di B. speravano. Pare infatti che gli italiani abbiano più interesse per le dichiarazioni dei pentiti che accusano B. di essere il mandante delle stragi del ’92, anziché, come voleva Littorio Feltri, a un presunto video che ritrae le tette dell’onorevole (e anche di Fiorellino) al vento. Ma B. & Friends non demordono, noi lo sappiamo, sono tenaci e seriali nello sparare balle. Eccone una di B.,fresca fresca di giornata, parzialmente scremata e che sarà a lunga conservazione:”Se c’è un partito che in questi anni più si è distinto nel contrastare la criminalità organizzata, questo partito è stato Forza Italia e oggi è il Pdl. Se c’é un governo che più di tutti ha fatto della lotta alla mafia uno dei suoi obiettivi più netti e coerenti, questo è il mio governo”. Poi: contro di me l’attacco “più incredibile ed ignobile che mi sia stato rivolto da quando ho deciso di dedicarmi con tutte le mie forze al bene del Paese”. Silvio, do you remember? O devo rememberarti io il motivo per cui sei entrato in politica? Sent’amme come direbbe il buon Tonino, prendi pop corn, birra, cerca la poltrona più comoda e rilassati mentre ti rinfresco la memoria (ti è consentito pure il rutto libero). Fedele Confalonieri, su “Repubblica” del 25 giugno 2000, rilasciò le seguenti dichiarazioni: “La verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondadori”. Questi, insomma, fanno le porcate e poi se ne vantano pure. B. decise di entrare in politica all’indomani della caduta dei Partiti amici: sarà stato sicuramente doloroso per B. l’allontanamento di Craxi che gli aveva fatto della leggi ad personam per mantenere le televisioni e i giornali, “legge Mammì” del 90, e l’anno precedente una provvidenziale amnistia che a B. evitò la galera, dopo che era stato condannato per aver mentito ai giudici riguardo alla sua iscrizione alla loggia Massonica P2, dell’amico Licio Gelli. Anche Bettino, triste e solitario sulla spiaggia di Hammamet, mentre con le lacrime agli occhi ricorda i castelli e le formine di sabbia che faceva con B. quando erano fidanzati, incita l’amico: “Entra direttamente in politica, se non lo fai, ti faranno fuori e ti arrestano per debiti”. Forse si è congedato dalla letterina con un tvb. Dato che B. è talmente intelligente e riflessivo nello scegliere i propri collaboratori, e siccome era rimasto talmente contento della scelta felice fatta da Dell’Utri nel 73 quando ingaggiò Mangano per portarglielo in villa, cosa fa? Affida a Dell’Utri l’incarico di organizzargli un partito. È anche un fatto di coerenza. Ma andiamo con ordine: racconta il pentito Giuffrè, che, nell’estate del 1993, Bernardo Provenzano, stringe un patto con Dell’Utri: fine delle stragi in cambio dell’alleggerimento della pressione poliziesca e giudiziaria, dei sequestri dei beni e della legge sui pentiti. Poi interpella le famiglie mafiose in una sorta di «elezioni primarie di Cosa Nostra». E, tra il progetto secessionista di Bagarella e Graviano e quello tradizionale di Dell’Utri e Berlusconi, sceglie il secondo. «Provenzano (racconta Giuffrè) ci disse: “Con Dell’Utri siamo in buone mani”. E ci mettemmo tutti a lavorare per Forza Italia». Questo perchè dopo l’arresto di Totò Riina, i boss superstiti Bagarella, Brusca, Cannella e i fratelli Graviano, danno vita al partito secessionista “Sicilia Libera”, per staccare la Sicilia dall’Italia. Anche Dell’Utri si da alla politica, lui che non se n’era mai occupato (in Fininvest la seguivano Letta e Confalonieri). S’interessa inizialmente a Sicilia Libera: i suoi contatti con uno dei fondatori, il principe Napoleone Orsini, a lungo negati, risultano dalle sue agende e dai tabulati telefonici. Ma poi cambia linea e spinge per un nuovo partito tradizionale, guidato da Berlusconi, quello a cui lavora da mesi con Ezio Cartotto, un ex democristiano, che viene ingaggiato in gran segreto da Dell’Utri per studiare un’iniziativa politica della Fininvest in previsione del crollo dei partiti amici. Berlusconi decide di “scendere in campo”. E come abbiamo visto, i due partiti Forza Italia e Sicilia Libera, si fondono, diventando un tutt’uno. Difatti, le bombe mafiose, smisero di esplodere. E quando in un negozio, smettono di esplodere le bombe, significa che il negoziante o ha cominciato a pagare il pizzo, o a ceduto l’attività alla mafia, e, nel nostro caso, il negozio è lo Stato italiano. In questi giorni i pentiti, stanno aiutando i magistrati a far luce su quella vicenda, quindi possiamo capire, quanto B. & friends, anziché di questo, preferiscano parlare d’amore.

Stefano Poma (collaboratore)

1 commento

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MisterSil

Visto? Il “travaglio de noantri” ha sgamato subito B. & friends. D’accordo, usa 10 parole dove ne basterebero 2, non ha il dono della chiarezza e si sbrodola addosso. Insommma, è uno dei tanti che farebbero bene a non scrivere e piuttosto a mettersi a leggere dei libri, libri veri intendo, ma quando nel cuoricino di un ragazzo brucia il sacro fuoco del quaqquaraqua…

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