Ricatto d’amore
Andando a vedere Ricatto d’amore uno si aspetta di vedere una ricotta d’amore, con la Sandra Bullock passatella che si cimenta nell’ennesima commediola romantica. Ma questo film ha un qualcosa in più che gli ha permesso di sbancare il botteghino americano: Sandra per la prima volta si mostra come mamma l’ha fatta. In realtà è una scena abbastanza breve e dove non si vede assolutamente nulla di compromettente, ma tanto basta per affermare che la Bullock si mantiene bene nonostante il viso abbia bisogno di abbondante make up per coprire i segni del tempo e non rendere grottesca la relazione con il giovane Reynolds. Il coprotagonista invece è un ragazzone balzato agli onori della cronaca per aver cambiato carro in corsa: è passato da Alanis Morrisette a Scarlett Johansson riuscendo persino ad impalmare la bionda e sexy attrice. Deve aver preferito le doti attoriali di Scarlett alle doti cantautorati di Alanis, voi che dite? Il film ha lo svolgimento scontato di questo genere di commedie, eppure si fa preferire per dialoghi brillanti e una buona prova slapstick degli attori. In realtà l’incipit del film non è il solito anzi è abbastanza attuale da queste parti: la Bullock è un caporedattore arcigno che vessa continuamente il proprio aiutante. Ad un certo punto si scopre un inghippo con il permesso di soggiorno, e la ragazza di origine canadese dovrà trovare un sistema per non venire espulsa in Canada. L’idea geniale è farsi sposare dallo zerbino. La scena si sposta in Alaska dove vive la famiglia di lui per le presentazioni di rito e l’organizzazione del matrimonio. Da qui comincia la commedia degli equivoci, con annesse complicazioni ed happy ending romantico. Niente di straordinario, ma quando un film strappa più di una risata allora è una pellicola riuscita.
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