Sciocchezzario astrologico

Per tutto l’anno, ma soprattutto a cavallo tra Natale e capodanno, fanno il loro corteo le solite facce di interpreti del firmamento, che fanno a gara nel prevedere gli eventi, individuali e collettivi, della settimana, del mese o dell’anno che verrà.
La televisione ha avuto per loro sempre un occhio di riguardo, usati perlopiù come utili tappabuchi del palinsesto televisivo o per allungare il brodo dei programmi contenitore domenicali; persino riviste autorevoli si sono arrese ospitandoli in rubriche apposite e dando a questi bislacchi personaggi linfa et pecunia.
La semplice presenza dell’astrologia da parte dei mezzi di comunicazione di massa le conferisce un aurea di rispettabilità che non merita. Perché l’astrologia non può funzionare e, in effetti, non funziona.
Negli ultimi quattro secoli la ricerca scientifica ci ha permesso di costruirci una immagine del mondo che ha ragionevole pretesa di essere razionale e oggettiva. Nel contesto dei modelli scientifici moderni non vi è alcun posto per un eventuale influsso astrale sul carattere e sul destino degli individui. Né la forza di gravità, per influenza diretta o per effetto mareale, né l’interazione elettromagnetica spiegherebbero l’ipotetica influenza sugli esseri umani.
Se poi andiamo a vedere le descrizioni di queste previsioni ci si accorge di quanto siano vaghe, di come dispensino un po’ di buonsenso new-age: “novità in arrivo nella vita sentimentale: rivitalizzate il rapporto col vostro partner” ma quale rapporto affettivo non avrebbe bisogno di essere rivitalizzato?, e ancora: “i nati del segno X sono timidi e insicuri, ma se necessario sanno farsi valere” ma chi di noi non è intimamente timido e insicuro nell’affrontare la vita ma per necessità sa farsi valere?
Insomma, la scienza non lascia alcuna speranza all’astrologia. Affermare questa semplice verità non significa essere dogmatici, e semmai dogmatico e cialtronesco chi si ostina a credere (per interessi non certo divulgativi) ad una superstizione vecchia di tremila anni e che, dall’alto del suo scranno, si permette di prendere le distanze dalla collega Wanna Marchi.
Rupert P. Fritzvaldt (collaboratore)
Commento all'articolo