Servizietto pubblico
Dalle lontane lande in cui mi sono cacciato in questo periodo nulla o quasi è filtrato nel mio campo percettivo, assorbito completamente da varie faccende. Solo poche parole, lette fugacemente, hanno ridestato la mia attenzione verso il polveroso mondo mass mediatico-politico: la D’Addario ad Annozero, valutare se è servizio pubblico. Sulle tre reti RAI passano le più grandi boiate, pagate anche con il nostro abbonamento tv trasformato col tempo in tassa obbligatoria, eppure ora che questa vicenda fa venire il prurito a qualcuno si riscopre il vecchio (vecchissimo) concetto di servizio pubblico. Se dovessimo valutare le trasmissioni tv con questo metro di giudizio ben poco rimarrebbe dei palinsesti di Viale Mazzini, mentre paradossalmente un’intervista ad una delle persone più chiacchierate degli ultimi mesi che avrebbe anche il diritto di dire la sua su una tv italiana – cosa concessa più volte all’altra campana – potrebbe davvero definirsi un servizio al Paese. O magari un’occasione di confronto. Ma evidentemente si utilizza la scusa del servizio pubblico per oscurare quel servizietto che pubblico lo è diventato suo malgrado.
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