Silvio vs Giorgio
Commentare una sentenza così clamorosa come quella per il Lodo Alfano è una tentazione forte e il successo della prima diretta di Moschebianche con lo strumento del Live Blogging è stato una conferma dell’attenzione intorno all’esito di questa vicenda.
A pensarci bene però alla fine dei giochi il tutto si riduce ad una questione che riguarda il presidente del Consiglio e poco tange la legislatura nella pratica.
In un paese che esce a fatica dalla crisi internazionale, dove ci sono una marea di problemi concreti, disgrazie legate allo sfruttamento del territorio con conseguenti lutti, in cui aumenta sempre più il debito pubblico e la disoccupazione chi dicesse “adesso Berlusconi dovrà occuparsi anche dei suoi processi? Echissenefrega?” probabilmente non sarebbe da biasimare.
Il problema semmai si porrebbe se il presidente del Consiglio venisse condannato con sentenza definitiva per corruzione cosa che sembra lontana dall’essere appurata.
Rimane però dal punto di vista politico una frattura difficilmente sanabile che ha pochi precedenti, forse nessuno, nella storia seppur travagliata della Repubblica.
Mi riferisco alla rottura tra Napolitano e Berlusconi per lo più per bocca del premier.
Le prime dichiarazioni potevano avere la giustificazione della botta a caldo ma le successive, ripetute anche a Porta a Porta sono la conferma di una rottura forte.
La cosa suona strana anche perché nei giorni precedenti la sentenza e direi sin dall’inizio della legislatura i toni erano rimasti pacati e persino amichevoli tanto che Di Pietro ha mostrato più volte le sue intemperanze nei confronti del capo dello Stato troppo amichevole nei confronti del premier.
Nei corridoi dei palazzi si vocifera che Napolitano o qualcuno della cerchia dei suoi collaboratori avesse illuso il presidente del Consiglio sul fatto che la Consulta si sarebbe pronunciata nel senso di una parziale bocciatura con un possibile passaggio della legge dopo qualche modifica. Alla notizia della bocciatura totale che, sempre da indiscrezioni, ha irritato pure gli ambienti del Quirinale nella parte riguardante la necessità di una legge costituzionale non considerata da Napolitano stesso, Berlusconi ha sbroccato e ancora non si da pace, insomma rosica come un castoro, secondo lui Illuso e tradito dal “presidente comunista”.
In ogni caso nulla giustifica un tale attacco alla più alta carica dello Stato tanto più da un’altra alta carica istituzionale.
Forse la sconfitta più grossa per Berlusconi e anche per la politica è proprio questa incapacità di tenere bassi i toni, di accettare le sentenze e dare il giusto peso ai propri presunti torti personali rispetto ai torti che subisce ogni giorno il Paese.
Insomma un Bondi che straparla, un Bonaiuti che vaneggia e un Gasparri che delira non sono una novità (e comunque fanno grossi danni all’immagine del governo e della maggioranza) ma il presidente del Consiglio dovrebbe darsi un contegno consono alla sua posizione istituzionale.
Unica consolazione nella tristezza di tale clima di contrapposizione è l’esserci risparmiati l’elenco dei dittatori che avrebbe fatto Di Pietro nel caso il lodo fosse passato.
Ci si auspica che i rapporti tra Palazzo Chigi e il Quirinale ritornino sereni come prima della sentenza, non possiamo immaginare un Berlusconi che invita Napolitano a bersi una birra nel cortile di Palazzo Chigi davanti ad uno stuolo di giornalisti in stile Obama e nemmeno la signora Clio che puccia il bucaneve nel the insieme ad Angelino Alfano ma le scuse di Berlusconi, meglio se pubbliche, questo sì.
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