Tessera o non tessera?
“Abbiam paura a pronunciare la parola tessera come se fosse una parola sessuale mentre è un’adesione, come il ruolo degli elettori che si valuta in base al numero. Il partito non è una palestra per i nostri esercizi. Per me il partito è uno strumento, il fine è la società. Al Pd servono basi solide, non solo comunicazione”.
Così ha parlato Pierluigi Bersani alla prima festa nazionale dei giovani del Pd.
Prendendo spunto da questa frase sarebbe interessante riflettere sul concetto di adesione e nello specifico ad un partito politico.
Gli Italiani si sa sono tutti oltre che poeti, santi e navigatori anche allenatori della Nazionale,
presidenti del consiglio, papi (nel senso di pontefici) e segretari di partito e anche il popolo che da’ più conferme ai luoghi comuni che lo descrivono.
Perché in tanti parlano (parliamo) di politica ma poi al momento di esporsi, di fare sul serio, in pochi si iscrivono? Perché al massimo del trasporto si contribuisce solo con un meno impegnativo “appoggio esterno?”
La questione che pone Bersani ai giovani del Pd può essere tranquillamente estesa a tutto il quadro politico nazionale.
Uno dei trend della Seconda Repubblica è la demonizzazione dei partiti a favore della coalizione o del movimento che giustamente porta ad un’evoluzione moderna del concetto di partito nel senso anglosassone ma non per questo si deve perdere la connotazione dell’adesione identitaria, visualizzata dalla tessera, che corrisponde anche al versamento di una somma che fa parte del rito di partecipazione al sostentamento.
Si invoca il rinnovamento ma non ci si impegna a realizzarlo. I partiti sono scatole vuote fino a quando qualcuno non le riempie e pare inutile continuare a stigmatizzare il vuoto senza far nulla per riempirlo.
Oggi fa comodo criticare il partito e l’apparato, conferisce un’aurea di freschezza e gioventù non riconoscersi con il passato, con le feste di paese, con i bisticci alla casa del popolo su chi fosse più di sinistra, sul volantinaggio nelle fabbriche, sulle risse nelle manifestazioni studentesche.
Cosa è cambiato da allora? Forse in fondo nulla, la casa del popolo ora è il canale su sky o il blog o il gruppo su Facebook, il volantinaggio è la mailing list, le risse sono i commenti sui video di youtube. Solo che non si vincono le elezioni. Vince la Lega, che continua ad appendere manifestini, discutibili nei contenuti, ma di sicura efficacia.
Nel passaggio tra prima e seconda repubblica, da ideologia a idea, da partito di malaffare a partito proelettorale si è buttato il bambino con l’acqua sporca. L’acqua è vero, era molto sporca, ma c’è il sospetto che chi l’ha buttata sapesse che dentro c’era anche il bambino.
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