Un mondo di squali
Alla fine siamo giunti all’ovvia conclusione dell’ ”affare Boffo” con le dimissioni del direttore di Avvenire affidate a una lunga lettera indirizzata al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco.
Una vicenda squallida, vergognosa per l’intero giornalismo italiano.
Dino Boffo dirigeva Avvenire dal 1994 e a lui si deve l’enorme crescita e maturità del quotidiano milanese, rinnovato in questi anni nella grafica, nell’ampiezza dei temi trattati, con grandi intuizioni editoriali (vedesi Popotus, rivolto ai più piccoli), diretto con grande equilibrio dal proprio direttore.
Voglio soffermarmi su una considerazione in particolare.
Non starò qui a soffermarmi sulla fondatezza o meno delle accuse rivolte a Boffo da Vittorio Feltri e il suo quotidiano: il sottoscritto pensa, non so se ingenuamente, che dietro il direttore de”il Giornale” non ci sia alcun mandante, bensì siamo di fronte a un Feltri che ha voluto essere più realista del re, andando a colpire un giornale e una persona rei, secondo lui, di aver bacchettato il fratello del suo datore di lavoro.
Quello che mi nausea dell’intera vicenda è, infatti, un altro aspetto.
Ovvero il fatto che si possa costringere una persona che ama il proprio lavoro, e che non aveva nessuna intenzione di lasciarlo, a presentare le dimissioni, dopo una gogna mediatica senza precedenti.
A suo tempo toccò a Sircana, portavoce del governo Prodi, essere sputtanato attraverso una foto che lo ritraeva fermo a parlare con un transessuale e, assai più recentemente, dopo aver reso pubblica la decisione di abbandonare il marito, è arrivato il turno di Veronica Lario che ha avuto la sorpresa di veder pubblicate in prima pagina alcune vecchie foto che la ritraevano in topless.
Entrambi gli “scoop” sono stati confezionati dal quotidiano di Feltri (allora diretto da Belpietro e successivamente da Giordano).
Mi chiedo: questo è giornalismo?
E’ informazione usare il proprio quotidiano come un’arma per costringere l’avversario alla vergogna pubblica e per fargli pagare cara una propria opinione o presa di posizione?
Ha senso tirare fuori da un cassetto foto o foglietti anonimi relativi a vicende morte e sepolte da anni?
E’ lecito e morale dipingere pubblicamente una persona come molestatrice, omosessuale, depravata, pregiudicata, senza uno straccio di prova effettiva e senza pensare all’effetto sull’uomo e sulla sua famiglia?
In un mondo di squali come quello della tv e del giornalismo della carta stampata era forse ovvio che una persona come Boffo divenisse vittima di qualcuno più spregiudicato di lui.
Serpico (collaboratore)
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