Un passo alla volta verso la forca
Il ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola è stato condannato con sentenza definitiva per evasione fiscale, anzi no, è stato condannato solo in primo grado per evasione fiscale, anzi no è iscritto al registro degli indagati per evasione fiscale, anzi no è testimone in un caso di evasione fiscale, anzi no è chiamato a rispondere come persona informata sui fatti.
Quindi secondo l’Italia dei Valori si deve dimettere.
Abbiamo spostato l’asticella ancora più in alto.
Scajola probabilmente è colpevole di avere dichiarato il pagamento di una casa che si affaccia sul Colosseo per un valore di 600.000 euro quando in realtà in quella zona, in quel periodo, una casa di 180 metri quadri simile alla sua costava almeno 3 volte tanto. Il sospetto è che abbia dichiarato un valore inferiore per pagare meno tasse pagando il resto tramite 80 assegni sottobanco. Se poi si inquadra la vicenda nel contesto di nomi di personaggi illustri coinvolti nello scandalo degli appalti pubblici con bustarelle il gioco è fatto.
Se fosse vero quello che scrivono i giornali e in particolare Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ci sono pochi dubbi sulla sua colpevolezza, però… però… siamo sempre alle solite.
Che nazione è quella che processa i suoi governanti sui giornali?
Se si può discutere sull’opportunità o meno delle dimissioni nel caso un politico venga indagato con la tesi (che è una scusa per mascherare l’istinto forcaiolo) che è meglio lasciare gli incarichi per impegnarsi nella difesa, come si giustifica una richiesta di dimissioni per essere per ora semplicemente una persona informata sui fatti?
Se fosse confermato che il ministro ha compiuto degli illeciti per l’acquisto della sua casa è giusto che paghi fino all’ultimo, intendiamoci, ma non è più tollerabile che il processo nella aule di tribunale avvenga solo alla fine di un processo mediatico e politico.
Io mi auguro che Claudio Scajola non si dimetta adesso e che si dimetta quando la sua condizione giudiziaria verrà ritenuta incompatibile con la sua carica politica, se mai avverrà, ma questo devono stabilirlo solo ed esclusivamente i giudici, gli stessi giudici che vengono osannati da chi oggi straparla di dimissioni.
Da un sistema dove nessuno si dimette, anche quando è giudicato colpevole al primo grado di giudizio, ad uno scenario dove si pretendono le dimissioni ad ogni sospetto nemmeno suffragato dagli inquirenti il passo è veramente troppo grande, così si rischia lo strappo.
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