Voi, i ragazzi dello zoo di Montecitorio
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”.
Il principio della sovranità popolare sta a significare che nessun organo di governo potrà vantare una legittimazione autonoma all’esercizio delle massime funzioni statuali, ma dovrà, invece, poter contare su una legittimazione proveniente dall’unico soggetto, cioè il popolo, che in quanto titolare della sovranità, è in grado di attribuirne l’esercizio ad altri soggetti.
Questo era il nuovo principio democratico che veniva fuori dall’assemblea costituente, la quale talaltro, riconosceva i partiti politici come delle semplici associazioni private, che, non figurando tra le istituzioni, avevano il semplice compito d’agire come tramite tra l’elettorato e le classi politiche.
Questo principio deve essere chiaro per farci capire come quel sistema sia stato completamente rovesciato dai vari capi politici nostrani che hanno trasformato i partiti in delle piramidi di potere, nelle quali anziché al popolo, rispondono agli stessi partiti.
Questo è avvenuto in parlamento. Con la nuova legge elettorale, i rappresentanti non vengono scelti dal popolo ma vengono scelti dai partiti e schiaffati in parlamento dai vari leader. Di conseguenza si compiono degli scempi come il voto sullo scudo fiscale che ha permesso all’ennesima legge porcata di essere approvata. Lo scudo passa per 20 voti, i rappresentanti assenti alla votazione sono stati 33.
Accade questo quando i parlamentari non rispondo agli elettori ma bensì ai capi dei propri partiti, o per meglio dire, al capo dell’esecutivo, che come abbiamo visto è diventato anche capo (illegittimo) del parlamento, come se l’Italia fosse diventata una Repubblica presidenziale.
È inutile mortificare il Presidente della Repubblica accusandolo d’aver firmato lo scudo. Il messaggio motivato con il quale il Presidente della Repubblica rinvia al Parlamento una legge esaminata in sede di promulgazione, chiedendo un suo riesame, è al riesame delle camere.
La prescrizione secondo cui se le Camere riapprovano nuovamente la legge questa deve essere promulgata, tende a ristabilire il principio fondamentale dell’esclusiva titolarità del potere legislativo da parte delle camere. Anzi, qualora Napolitano si rifiutasse di firmare, potrebbe costituire un illecito costituzionale assai grave e ciò potrebbe portare a una possibile responsabilità penale a cui potrebbe andare incontro il presidente.
Quindi, la battaglia andava fatta in parlamento, laddove si facevano le leggi ai tempi di Einaudi, anzichè a Palazzo Grazioli in questi tempi di Berlusconi.
Stefano Poma (collaboratore)
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